Sabato 22 giugno, alle 10, sarà presieduta dal Patriarca Francesco la S. Messa con l’ordinazione presbiteriale di don Giovanni Carnio, don Gianpiero Giromella, don Riccardo Redigolo e don Marco Zane a cui parteciperanno anche i presbiteri e i diaconi della diocesi. Il giorno seguente, domenica 23, in occasione del Corpus Domini i quattro sacerdoti celebreranno la loro prima Messa nelle parrocchie d’origine. Don Giovanni a San Pietro Apostolo di Favaro alle 10, don Gianpiero ai Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo alle 10.30, don Riccardo a San Giovanni Battista di Jesolo Paese alle 10,30 e don Marco a San Marco Evangelista di Mestre alle 10.
In questo e nei successivi articoli le testimonianze dei quattro ordinandi, pubblicate in Gente Veneta di venerdì 21 giugno (e in pubblicazione in genteveneta.it nella stessa giornata del 21), a partire da quella di don Giovanni Carnio (nella foto).
Quella di don Giovanni Carnio è una vocazione germogliata nel cuore durante un periodo difficile della sua vita. La racconta a distanza di pochi giorni dall’ordinazione presbiteriale, ripercorrendo con la memoria la strada intrapresa in questi sette anni di seminario: dalla decisione di entrarvi – scelta rapidissima, concretizzatasi nel giro di pochi giorni, sostenuta dai genitori e rispettata, nonostante l’iniziale stupore, dai fratelli – all’ordinazione di sabato prossimo che condividerà con gli altri suoi tre “compagni di viaggio” e amici.
Classe 1974, don Giovanni è il più grande del gruppo. Nato a Favaro – la sua parrocchia è quella di San Pietro Apostolo – ha concluso gli studi classici per poi iscriversi a Giurisprudenza, a Padova. E dopo aver ottenuto il titolo di avvocato è seguito un periodo di collaborazione in uno studio legale. «Il lavoro che facevo – racconta – era bello per tanti aspetti, ma per altri mi impegnava in uno sforzo che caratterialmente era lontano dai miei gusti e dalle mie capacità».
Una fase esistenziale complicata, dunque, dettata da un impegno lavorativo che sembrava non corrispondere alle aspettative. Momento che tuttavia ha rappresentato per lui la scintilla per la svolta radicale. «La spinta più grande – sottolinea infatti – è venuta anche da questo momento di passaggio un po’ difficile, legato proprio all’incertezza del mio futuro». Tanti dubbi e pensieri che hanno saputo trovare conforto nell’appoggio di un frate del Sacro Cuore che don Giovanni incontrava la mattina, andando a Messa lì. «Mi sono aperto con lui, si è instaurato un rapporto di direzione spirituale».
L’ingresso in Seminario. Il passo decisivo è però arrivato dopo essersi confidato con gli amici, fino alla decisione di affidare i suoi interrogativi ad uno degli educatori del Seminario, don Mauro Deppieri. «Con lui mi sono raccontato. Mi ha convinto a fare un passo in più: entrare in Seminario e “verificare”, per capire se quella poi intrapresa potesse essere la mia strada. O quantomeno per mettere da parte i dubbi, risolvendoli in un senso o in un altro». E tutto è maturato nel giro di un mese, quando don Giovanni aveva 38 anni.
Dalle preoccupazioni al sorriso. Il bilancio, oggi, non può che essere positivo. Le preoccupazioni hanno ceduto il posto al sorriso e all’emozione del passo decisivo: l’ordinazione sacerdotale. «Con il tempo – dice – ho guadagnato in serenità e tranquillità: una conferma progressiva della bontà della mia scelta». Ora non resta che attendere la destinazione futura, conservando nel cuore le tante tessere di un puzzle che lo hanno condotto fin qui: l’esperienza dei mesi scorsi ad Ol Moran, a contatto con una cultura diversa e con le famiglie del territorio e vivendo con loro la Settimana Santa, molto partecipata; gli anni di servizio pastorale nella sua parrocchia d’origine, al Gesù Lavoratore (a Marghera) e a San Cassiano e San Silvestro (a Venezia), periodo in cui ha sperimentato anche l’esperienza dell’assistenza in carcere insieme al parroco e cappellano don Antonio Biancotto. Fino alla collaborazione, dall’estate scorsa, a Santa Maria Concetta (a Eraclea).
«L’esperienza di vita in canonica mi ha permesso anche di vivere i primi Grest e campi scuola. Il ricordo più forte? Quando ho indossato il clergy», aggiunge, proiettandosi alla prima Messa che il 23 giugno celebrerà nella sua parrocchia. «C’è già fermento, è un momento molto sentito. Durante l’ultima Visita pastorale sono tornato lì e ho avuto dei ritorni d’attesa da parte di persone che da tempo non vedevo. Quel giorno sarà un’occasione di festa con amici, parenti e parrocchiani tutti».
Marta Gasparon