Originario di Carpenedo – la sua parrocchia di riferimento è quella dei Santi Gervasio e Protasio – con i suoi 27 anni don Gianpiero Giromella è il più giovane dei quattro che saranno ordinati sacerdoti dal Patriarca, sabato alle ore 10 in San Marco.
Entrato in Seminario quasi ventenne, la sua storia vocazionale – segnata da una chiamata del Signore tanto improvvisa quanto decisa – affonda le radici negli anni delle superiori, quand’era studente al “Barbarigo” di Venezia.
Un periodo non facile, per lui, che l’ha messo a dura prova più volte: al di là di qualche difficoltà in famiglia, altre erano legate ai compagni di classe dai quali non era molto benvoluto. Eppure, nonostante l’inevitabile fatica di quel periodo, il bilancio di oggi è rassicurante. Perché è proprio in quelle problematiche avute con i suoi coetanei che don Gianpiero, ora, vede persino «una grazia, un dono». Che consiste – è lui stesso a dirlo – in una capacità di saper leggere le sofferenze altrui. Tra le passioni dell’adolescenza, il pianoforte e il ciclismo. E in sella alla sua bici – un amore durato fino ai 16 anni – partecipava anche alle gare domenicali. Finché in quegli anni complicati è nata nel cuore l’esigenza di rinunciare alla competizione pur di andare a Messa.
Il desiderio di incontrare Dio. «Ad un certo punto è scoccato forte in me questo pensiero: non tanto (non ancora, almeno) di diventare prete, ma di incontrare Dio. Ho abbandonato il ciclismo perché sentivo il bisogno di tornare a Lui in un momento della vita per me non facile». La preghiera e il dialogo con Dio è diventato sempre più costante, tanto da partecipare alle celebrazioni eucaristiche tutti i giorni. «E proprio dentro a questa crescita nella preghiera, nel rapporto col Signore – riflette – ho riconosciuto il desiderio di consacrarmi». Decisione che non ha riscontrato il pieno appoggio nei familiari.
Un percorso di crescita. Una grande scuola umana, spirituale e intellettuale: don Gianpiero definisce così il Seminario, un lungo percorso che gli ha permesso di crescere sotto tanti punti di vista e di riconoscere il disegno di Dio. «Un disegno d’amore che in questo momento è misto anche ad un po’ di paura. Sono grato per questi sette anni che mi hanno dato tanto. Il seminarista di oggi – come dice il Patriarca – sarà il prete di domani». Tante le emozioni di queste giornate, affiancate da una consapevolezza precisa. «Che nelle Sue mani, nella Sua grazia, il mio ministero avrà frutti nella misura in cui siamo tralci uniti alla vite. Un desiderio? Chiedo al Signore d’identificarmi sempre più in quello che celebro». Nel suo curriculum vi sono una collaborazione al Lido di Jesolo nelle parrocchie di Santa Maria Ausiliatrice e San Liberale e Mauro, oltre al ministero in ospedale e al viaggio ad Ol Moran.
«Guardo indietro con stupore». Esperienze importanti, soprattutto considerando che prima del seminario don Gianpiero non aveva mai vissuto un’attività parrocchiale significativa. E tra i ricordi più preziosi vi sono l’ordinazione diaconale e il servizio svolto in ospedale, un’occasione di incontro, ascolto e testimonianza che l’ha posto di fronte alla domanda decisiva sul dolore e sulla morte. «Non dimentico una donna di fede – a cui porto ancora la Comunione – che nella propria sofferenza si chiedeva perché il Signore non prendesse lei al posto di tanti giovani. Mi ha sempre colpito molto». Ciò che ancora non sa è la destinazione a lui riservata dopo il suo sì definitivo che dirà a Dio sabato. Ben più definite sono invece le sensazioni del momento, che sembrano sovrapporsi l’una all’altra. «Gioia mista a timore e gratitudine, insieme ad uno slancio. Ed anche stupore guardando indietro e a quello che sono oggi».
Marta Gasparon