«Non ti viene chiesto un impegno per un poco di tempo e, neppure, per molto tempo; ciò sarebbe ancora troppo umano, anzi solo umano e anche un mercenario acconsente di legarsi per un tempo determinato… A te il Signore chiede qualcosa di diverso: il dono della tua persona, in modo totale e per sempre. L’uomo onora la sua umanità proprio quando pronunzia questo “sì” e gli rimane fedele per tutta la vita».
Lo ha detto, sabato pomeriggio in basilica di San Marco, il Patriarca Francesco, durante l’omelia della Messa per l’ordinazione diaconale di Gianluca Fabbian.
Il 26enne seminarista è dunque, da oggi, diacono: «Questo dono “totale” e “per sempre” – ha proseguito mons. Moraglia – sta alla base di ogni ordinazione diaconale, presbiterale ed episcopale. E il “carattere” – il sigillo sacramentale – dice una nuova realtà e una nuova relazione che portano la creatura oltre se stessa e a compiere gesti che solo Gesù può compiere».
Ma chi sono i diaconi? Il vescovo di Venezia lo ha precisato citando i documenti conciliari. Il Concilio Vaticano II, nella costituzione dogmatica Lumen gentium, ne parla così: “In un grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani «non per il sacerdozio, ma per il servizio». Infatti, sostenuti dalla grazia sacramentale, nella «diaconia» della liturgia, della predicazione e della carità servono il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio”.
E fra i servizi cui il diacono può essere chiamato ci sono – sempre citando la Lumen gentium – i seguenti: “amministrare solennemente il battesimo, conservare e distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il matrimonio in nome della Chiesa, portare il viatico ai moribondi, leggere la sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere il rito funebre e la sepoltura”.
«Anche il tuo “sì”, caro Gianluca – ha continuato il Patriarca – deve essere “pieno”, “totale”… per sempre! A Dio non si possono riservare scelte di seconda mano che non interessano più… È bello offrire a Dio non solo qualcosa ma tutto. Non il bene ma il meglio: donare a Lui le realtà più preziose della nostra vita poiché l’unica misura degna di Dio – che è amore infinito ed eterno – è per noi uomini – creature finite e mortali – il donarsi senza misura. Infatti, se noi – essendo creature limitate e fragili – doniamo tutto ciò che abbiamo e siamo, quel tutto – anche se obiettivamente è poco – è “il” tutto. E più del tutto non è possibile dare. Solamente così la creatura finita entra in rapporto con Dio nell’unico modo possibile e degno».
«Caro Gianluca – ha sottolineato il Patriarca – con la tua stessa vita d’ora innanzi dovrai annunciare a tutti coloro che il Signore affiderà al tuo ministero diaconale che il donarsi interamente a Dio non è solo possibile, bello e auspicabile ma è anche vero, reale e concretissimo. Oggi il “per sempre” assume nella comunità cristiana anche i lineamenti del tuo volto, il tono della tua voce, la tua sembianza fisica».