«Per usare il linguaggio della lettera paolina appena ascoltata (2 Tm 4, 1-8), don Paolo ha lasciato questa vita donandola come offerta, dopo aver combattuto la buona battaglia della fede, soprattutto nei mesi ultimi della sua vita terrena. Mesi in cui la fragilità prendeva il sopravvento sull’entusiasmo, sulla forza, sulla determinazione che hanno sempre caratterizzato don Paolo». Così il Patriarca Francesco ha ricordato don Paolo Socal, nell’omelia del funerale celebrato questa mattina nella chiesa dei Carmini. Una chiesa gremita di persone: numerosissimi i sacerdoti presenti, così come i parrocchiani, gli amici e i fedeli delle comunità guidate da don Paolo nel corso del suo ministero. In prima fila anche alcuni esponenti della Canottieri Giudecca, di cui il sacerdote, scomparso all’età di 83 anni, era membro. Presente anche il consigliere comunale Giovanni Giusto, delegato alla Tutela delle Tradizioni del Comune di Venezia.
«Rivolgiamo a don Paolo – ha proseguito mons. Moraglia – quello che si dice essere l’ultimo saluto terreno e lo facciamo nella parrocchia che non solo a lui era molto cara – e la vostra presenza numerosa lo dice più di oltre ogni altra cosa – ma era anche la parrocchia in cui aveva ricevuto il battesimo, sul quale si era inserito il dono del ministero del sacerdozio, che don Paolo ha esercitato per più di 57 anni».
Il Patriarca ha citato poi il comandamento biblico: “Il Signore è l’unico, lo amerai con tutto il tuo cuore” cui Gesù (Mt. 22, 35-40) e “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. «È stato certamente questo progetto di amare Dio e il prossimo che ha caratterizzato il percorso della vita che don Paolo ha seguito e portato avanti con il suo stile: semplicità, intensità, entusiasmo, sorriso. Ovunque dove era stato chiamato a esercitare il ministero, anche in zone anche difficili della nostra Chiesa veneziana, ricevuto come dono per gli altri. Don Paolo è stato un uomo buono, profondamente umano».