I morti che parlano ai bambini, i bambini che sono in dialogo con i morti e che fanno loro visita al camposanto dopo aver da essi ricevuto un dono. Una continuità nella vita, altro che Halloween.
Il Patriarca Francesco, nell’omelia della Messa celebrata in cimitero a Mestre, nella festa di Ognissanti, legge un brano di Andrea Camilleri, il “papà” del commissario Montalbano: è il ricordo di come i bambini siciliani, negli anni ’40 del XX secolo, vivevano la festa dei morti, nella notte fra 1 e 2 novembre: «Ci venivano a trovare, non come fantasmi, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie appese… E noi volevamo vederli i nostri morti mentre con passo leggero venivano a noi, i morti avevano voglia di giocare con noi… ». Andandosene, poi, lasciavano un dono: «Mai più riproverò – nota Camilleri – il batticuore della ricerca, quando sotto l’armadio o dietro a una porta, scoprivo il cestino stracolmo di giocattoli o dolci. Per noi piccirilli era una festa… E il giorno dopo, il 2 novembre, ricambiavamo in cimitero la visita che i morti ci avevano fatto: era un’affettuosa consuetudine».
«Mi ha colpito – riflette il Patriarca – quello che scrive Andrea Camilleri, che non si definiva ateo militante, ma un non credente possibilista. In questo brano scritto nel 2001, che fa parte dei “Racconti quotidiani”, Camilleri ci fa riflettere anche rispetto a certe feste non cristiane che si stanno impossessando anche della nostra festa dei morti e dei santi. Parlo di feste che si rifanno a mondi non cristiani, pagani, scettici, che sono diventate dei business: Halloween, negli Stati Uniti, vale 9 miliardi di dollari. Perciò non risolviamo tutto in “dolcetto o scherzetto”, perché dietro c’è altra cosa. E cerchiamo di recuperare la dimensione di fraternità e amicizia che ci è propria e che Camilleri descrive ricordando la propria esperienza infantile. La fede cristiana è fermarsi e contemplare e soprattutto gustare la bellezza degli articoli della fede: credo nella vita eterna, credo nella comunione dei santi…; vivo la vita eterna, vivo la comunione dei santi…». (G.M.)