«Con vero dispiacere si è dovuto assistere oggi – davanti e all’ingresso della Curia e del Palazzo Patriarcale di Venezia – ad una manifestazione che al termine di una celebrazione eucaristica, fonte e culmine della comunione ecclesiale, ha avuto di mira un atto legittimo del Patriarca Francesco Moraglia volto ad una più efficace azione pastorale diocesana, risultato di un cammino di condivisione e discernimento ecclesiale pluriennale e che tiene conto del bene delle anime dell’intera Chiesa di Venezia affidata alle sue cure.
Tale gesto segue alcune affermazioni di don Massimiliano D’Antiga – affidate alla stampa e rese oralmente di fronte a più testimoni – dopo che, domenica scorsa, gli era stato affidato il ministero dell’accoglienza e dell’ascolto nella Basilica di San Marco continuando anche, d’accordo col nuovo parroco, l’accompagnamento del gruppo di “genitori con i figli in cielo”; tali affermazioni hanno leso la comunione ecclesiale e hanno portato altre persone – che a lui si riferiscono a vario titolo – a fare altrettanto.
Il Patriarca, che ha incontrato i manifestanti entrati nell’atrio della Curia, affida tutti coloro che hanno assunto atteggiamenti non espressivi della comunione della Chiesa alla infinita misericordia di Dio: la Chiesa soffre, ma confida nell’aiuto del Signore e nella preghiera della Beata Vergine Immacolata – Madre di tutti – per la serenità dei cuori e delle menti, una serenità che per il cristiano ha un momento imprescindibile di verifica nella comunione ecclesiale affidata – per volontà di Gesù Cristo – al servizio e alla responsabilità del Vescovo.
Quanto accaduto risulta perciò del tutto incomprensibile, anche alla luce del fatto che è stata assicurata la continuità della cura pastorale delle parrocchie e delle rettorie attraverso la nomina di un parroco che eserciterà il suo ministero a tempo pieno, coadiuvato da due sacerdoti a loro volta pure residenti nell’area marciana».