Nel ripercorrere i 60 anni di ministero presbiterale di don Giorgio Fedalto è necessario affrontare un viaggio nella storia culturale, politica ed ecclesiale del nostro Paese dal dopoguerra ad oggi, stando attenti a non perdersi nella ricchezza dei suoi percorsi.
Don Giorgio nasce a Mestre il 20 luglio del 1930 in una casa vicina al passaggio a livello della Gazzera, a pochi passi da quella dove adesso risiede, in una famiglia di dieci figli. Il percorso di studi che lo porta all’ordinazione presbiterale è particolare, diverso da tutti gli altri. Frequenta il liceo al Cavanis: ricorda ancora quando il 15 luglio del ’48 riuscì a raggiungere fortunosamente il Foscarini, sempre a Venezia, per sostenere le prove degli esami di maturità, a causa del ponte bloccato da soldati e mezzi militari per il rischio di guerra civile a seguito dell’attentato a Togliatti del giorno prima.
«La guerra ha molto inciso su di me – racconta don Giorgio – nel ’44 siamo scappati dalla casa dove abitavamo in quel periodo a Mogliano, dove ho frequentato il ginnasio dai Salesiani».
Ecco perché il giovane Giorgio, che fu anche presidente dell’Azione Cattolica alla Gazzera, sente forte «la vocazione a un impegno in campo sociale e politico per la pace: l’impegno politico faceva parte della fede, anche per contrastare il rischio del comunismo, che per il suo ateismo era visto come un pericolo soprattutto religioso».
Da qui nasce l’iscrizione alla facoltà di Giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, dove nel ’53 si laurea e conosce oltre a padre Gemelli anche personaggi come Dossetti, Lazzati, Fanfani. Ma visto che «la vocazione è come il labirinto, in cui si segue un filo», su indicazione del suo padre spirituale decide di entrare in seminario a Milano, dove è residente.
L’influsso delle missioni popolari del pensionato “Cardinal Ferrari” e una pleurite, contratta nei quindici giorni di permanenza nel freddo seminario milanese, diventano segno di questo filo conduttore nel labirinto della sua vita: dopo mesi di convalescenza a casa, nell’estate del ‘55 il Patriarca Roncalli «mi mandò a studiare e a formarmi a Roma all’Almo Collegio Capranica, dove sono stato compagno di Ruini e di tanti altri, che sono diventati cardinali o personaggi importanti della Chiesa».
L’ordinazione diaconale del 20 settembre del ‘58 avvenne per mano del patriarca Roncalli, che però non poté dar seguito a quella presbiterale nella chiesa della Gazzera, programmata per il successivo 1° novembre, perché il 28 ottobre venne eletto Papa. E la prima preoccupazione, appena eletto papa, di Giovanni XXIII fu di inviare subito un telegramma a don Giorgio Fedalto per la sua ordinazione sacerdotale, augurandogli «larga effusione grazie lumi aiuti celesti per fervido fecondo sereno ministero sacerdotale mentre di gran cuore lo benedice e concedegli implorata facoltà impartire benedizione papale con indulgenza plenaria».
Ordinato sacerdote da monsignor Giuseppe Olivotti, don Giorgio continua gli studi teologici alla Gregoriana a Roma, dove si laurea in Teologia due anni dopo, quando viene assegnato alla Gazzera come cappellano del parroco don Giovanni Fattore. Di questi 60 anni di ministero pastorale don Giorgio ne ha vissuto ben 55 come ascritto nella parrocchia di Santa Barbara, dove continua ancora adesso a confessare e a celebrare messa ogni sera e la domenica.
Molto più complesso, invece, il suo cammino di studioso, docente e scrittore, di cui un segno tangibile è l’immensa biblioteca che si snoda per tutte le stanze della sua abitazione. Perfino il caminetto in salotto è diventato libreria per le oltre cento tesi di laurea di cui è stato relatore per i suoi studenti di Storia del Cristianesimo, di cui per quasi 40 anni è stato docente all’Università di Padova.
Dopo la prima laurea alla Gregoriana sul tema teologico del “Filioque” (termine latino che significa “e dal Figlio” e si riferisce alla diatriba teologica della professione di fede), don Giorgio cambia «filone di interesse» e studia «le ragioni storiche per le quali le Chiese Ortodossa e Cattolica si sono divise».
Un argomento, questo, diventato “l’obiettivo principale” del sacerdote e studioso Fedalto, centro di molte delle sue pubblicazioni, oltre 200, in cui si rischia di perdersi. All’interno di questo «obbiettivo principale, che è l’unione delle Chiese sul piano del cammino storico più che su quello teologico del Filioque, che è una strada senza uscita», si comprendono anche le motivazioni che lo hanno portato alle lunghe ricerche archivistiche, per poter scrivere i tre grossi volumi della “Hierarchia Ecclesiastica Orientalis”, una raccolta unica al mondo di documentazione storica di tutte le chiese orientali non cattoliche.
Sacerdote e studioso veneziano, forse più conosciuto fuori dalla sua città, rivela l’attenzione e l’interesse per la propria città nell’ultimo libro scritto, a ben 88 anni, insieme a Renato D’Antiga: “Venezia quasi un’altra Bisanzio”.
«Mia madre odiava i libri, – dice don Giorgio – mio padre era di una famiglia contadina, ho ereditato da uno zio la passione per lo studio e la ricerca della verità. Non bisogna fermarsi a quello che si è imparato, ma progredire sempre nei cambiamenti del proprio tempo in continuità con la Tradizione, come sta facendo papa Francesco».
Gino Cintolo