Questa mattia il Patriarca ha presieduto la S. Messa nella chiesa di S. Carlo dei padri Cappuccini di Mestre per gli operatori i volontari impegnati nelle strutture caritative del Patriarcato e per i volontari di tutte le associazioni. A seguire ha visitato l’attigua Mensa “S. Antonio” per un saluto agli ospiti e successivamente in una sala del Convento per incontrar i volontari per lo scambio degli auguri natalizi.
Il Patriarca, nell’omelia della Messa, ha sottolineato il nesso inscindibile tra Carità e preghiera, tra adorazione e servizio: «Prima di compiere i gesti della carità abbiamo bisogno di pregare e di lasciar cadere tutti i giudizi umani che possiamo avere su noi stessi e sugli altri per entrare in quella logica che è la logica del Signore. Il Vangelo ci dice che la Vergine Santissima ha deposto il bambino Gesù nella mangiatoia cioè dove si nutrono gli animali. Sant’Agostino paragona la mangiatoia all’altare perché in quella mangiatoia c’è il Pane disceso dal Cielo. Essere operatori della Carità vuol dire avere competenze e passioni umani, ma dobbiamo essere capaci di qualcosa di specificamente legato al Vangelo. Dio si serve delle mie mani. Se non vogliamo però essere solo degli assistenti sociali, con tutto il grande rispetto per questa preziosa categoria professionale, dobbiamo cercare vivere come indica il Vangelo. Vi rimando ad un testo molto antico che è nel capitolo secondo del Vangelo di Marco, quella scena notissima in cui quattro persone conducono un paralitico a Gesù. Se non ci fossero stati quei quattro quel malato non sarebbe stato guarito da Gesù. Dio si serve degli uomini. È bello ed è una responsabilità grave: Dio si serve delle mie mani, del mio sguardo, della mia intelligenza e della mia voglia di faticare proprio in quella giornata in cui tutto mi farebbe dire “lascia stare”».
Il Patriarca ha poi sottolineato che il Vangelo ci mostra una tensione tra bisogni materiai e spirituali, che vanno entrambi soddisfatti: «Davanti a quel paralitico cosa avremmo detto, cosa avremmo fatto. Quale sarebbe stata la nostra prima reazione? Forse non quella di Gesù, che delude, il Signore delude i portatori e il paralitico. Non chiede “cosa ti è capitato” e non gli chiede “come stai”, dice invece “ti sono rimessi i tuoi peccati”. Ricordiamo anche che nel capitolo sesto di Giovanni, che è molto lungo ed è centrale nel quarto Vangelo, Gesù afferma “Voi mi cercato non perché avete visto dei segni, ma perché vi siete saziati con dei pani”. Il Vangelo ci dice che l’uomo deve mangiare, ma anche che non di solo pane vive l’uomo. Dobbiamo vivere questa tensione: il povero conosce le povertà fisiche e materiali, ma spesso tali povertà sono generate da povertà intellettuali e spirituali. Per questo chiedo che nei luoghi in cui noi viviamo la Carità evangelica trovino spazio visivamente sia le opere di misericordia corporali che quelle spirituali».
Il Patriarca ha ricordato che rimarrà di noi solo la Carità vissuta: «Noi che siamo nelle condizioni di possedere possiamo arricchire gli altri, dando un vestito, offrire il cibo, insegare una lingua e insegnare anche ad impossessarsi dei legittimi diritti. La Carità va dalle cose più minute fino alle competenze legali per dare alle persone una visibilità sociale e civile, ma soprattutto umana. Abbiamo bisogno di offrire tutte queste cose. Ma San Giacomo apostolo nella sua lettera ci ricorda che il povero ci arricchisce di fronte a Dio. L’unica cosa che rimarrà a ciascuno di noi è la Carità con cui abbiamo vissuto».
Oggi il Patriarca ha anche consegnato personalmente agli ospiti della mensa dei cappuccini un dono che è anche segno di affetto, premura e vicinanza per gli ultimi: ha distribuito infatti delle felpe agli ospiti delle strutture della Carità veneziane a partire da quelli che oggi erano nella mensa dei frati. Le altre maglie saranno distribuite in tutte le realtà caritative. Sono state acquistate in tutto 250 felpe.
Nei prossimi giorni la Caritas diocesana donerà anche duecento panettoni o dei pandori alla Casa Circondariale di Santa Maria maggiore (Carcere Maschile) e alla Casa di Reclusione Femminile alla Giudecca: a quest’ultima verranno anche donati dei dolci per i bambini “ristretti” assieme alle madri. Verranno anche donati altri panettoni e dolcetti a Casa Famiglia San Pio X e Casa Taliercio. Ovviamente i dolci natalizi e le felpe verranno distribuiti anche presso le opere segno Caritas: Casa Papa Francesco a Marghera, Casa San Raffaele a Mira, Casa San Giuseppe a Venezia.
Marco Zane