L’obiettivo? Confrontarsi con figure sacerdotali significative: Agostino, Ambrogio, Carlo Borromeo, Paolo VI…, che hanno saputo tradurre la fede in cultura. Per queste figure, la teologia non è solo una veste teorica, ma qualcosa di sostanziale, di chi sta in mezzo al popolo.
È questo uno dei motivi di fondo del pellegrinaggio iniziato lunedì 18 settembre e che ha portato a Milano un bel gruppo di sacerdoti e seminaristi della diocesi di Venezia, guidati dal Patriarca Francesco.
Prima tappa a Concesio, paese natale di Giovan Battista Montini, divenuto Papa con il nome di Paolo VI e ora canonizzato.
Suor Monica, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ha aiutato i pellegrini veneziani a ripercorrere in modo essenziale la vita di Montini, partendo dagli avi. Ha sottolineato in particolare l’importanza della famiglia come ambiente sensibile alle necessità degli emarginati e la preparazione culturale capace di aprire a un impegno politico di grande sostanza, che per Giovan Battista Montini si è tradotto in un ruolo formativo nei confronti dei giovani (assistente Fuci), aiutando ad usare la testa in tempi difficili, come l’avanzata del fascismo.
Montini viene consacrato presbitero a neanche 24 anni, per volontà del vescovo, nonostante una salute molto cagionevole: “Se non lo consacriamo per la terra – disse allora – lo consacreremo per il Cielo”. È stato il primo Papa a recarsi in Terra Santa ed è andato in tutti i continenti. Nelle Filippine ha anche subito un attentato (27.11.1970): nella casa è conservato il coltello dell’attentatore.
Nel testamento Paolo VI ha chiesto di “essere seppellito nella vera terra”: così è stato, nelle Grotte Vaticane). Ed è il Papa della vita nascente: i due miracoli che lo hanno portato all’altare riguardano la nascita sana di due bambini. Per suor Monica Paolo VI ci consegna due sfide: la famiglia e la vita nascente.