«Mi compiaccio per il progetto portato avanti dalla Piccola Scuola diocesana di Musica Sacra per la Liturgia e desidero che la si valorizzi sempre più e la si proponga nei modi dovuti. Questa Scuola mostra, pur essendo di recente costituzione, di volersi situare nel contesto diocesano in chiave di servizio, non solo come un luogo di formazione ma anche come realtà che contribuisce allo sviluppo e all’arricchimento spirituale, teologico e pastorale dell’intera nostra Chiesa che è in Venezia». Lo sottolinea il Patriarca, intervenendo all’avvio del concerto che si è tenuto domenica 11 ottobre nella basilica della Salute a Venezia.
Un concerto inaugurale per il secondo anno accademico della Piccola Scuola di Musica sacra per la liturgia, diretta da don Luca Biancafior. Un gruppo orchestrale diretto da Andrea Moro e il coro gregoriano e di voci bianche hanno proposto brano di Vivaldi, Magli e dello stesso Andrea Moro, oltre alla Messa semplice di Giovanni Geraci.
«Tanto alla domenica quanto nelle feste, nelle nostre chiese – afferma mons. Moraglia – sperimentiamo come la liturgia si arricchisca e ci arricchisca col canto e la musica sacra che rimarcano la peculiarità e la solennità di “quel” giorno e di “quella” celebrazione. Canto e musica sacra coinvolgono tutta la nostra persona, i nostri sensi, la nostra volontà e intelligenza e così contribuiscono a dare rilievo alla celebrazione che unisce al Signore in modo particolare. E, proprio poiché quello è il giorno del Signore, esso diventa anche il giorno della “comunità riunita” che si ritrova ad adorare e lodare il suo Signore».
Con tre aggettivi mons. Moraglia rimarca il valore profondo della musica liturgica: «È coinvolgente, educativo ed edificante poter vivere abitualmente (e non solo episodicamente) – anche in parrocchie o chiese “piccole” e non solo nelle cattedrali o nelle grandi basiliche, come questa che ci ospita – una liturgia domenicale partecipata, resa più ricca e solenne con un adeguato e accurato (che è più che preparato) uso del canto e della musica sacra che toccano e sollecitano le nostre fibre più profonde!».
E l’esito finale di un’accurata proposta di musica nella liturgia è nell’accresciuta comunione ecclesiale: «Il canto e la musica – conclude il Patriarca Francesco – favoriscono l’unanimità, ossia raggiungono la singola persona e tutte le persone, le invitano ad andare oltre sé stesse e a superare troppi individualismi (anche pastorali e liturgici), le “allenano” e le conducono via via a diventare un insieme di più voci armoniosamente sintonizzate e talora a costituire, anche effettivamente, una sola voce e un cuore solo che si elevano e si dedicano solamente a Dio. E così ogni volta si crea (o si ri-crea) l’unità e la comunione della comunità ecclesiale».