Hanno sofferto – come tutti – l’isolamento da Coronavirus, il blocco degli incontri “in presenza” e i distanziamenti, dovendo sospendere o rallentare notevolmente il previsto percorso annuale dedicato alla prima parte del Vangelo secondo Matteo. Eppure i gruppi di ascolto della Parola – abituati a trovarsi nelle case, modalità non possibile in questi periodi – non si sono persi d’animo. Di sicuro hanno mantenuto vivi i contatti interpersonali e – in qualche caso, laddove possibile – sono riusciti anche ad “inventarsi” soluzioni nuove per vincere solitudini, distanze, separazioni e… malinconia per i mancati incontri. Insomma, hanno tenuto desto l’ascolto della Parola, sempre in un contesto e clima di comunione ecclesiale.
Le nuove possibilità di comunicazione – specialmente Whatsapp e la piattaforma Zoom per videoconferenze – hanno offerto in taluni casi (molto dipende, evidentemente, dalla confidenza “tecnica” dei partecipanti ai gruppi) strade prima impensate e poi sperimentate e riconosciute come praticabili e preziose. «Nel giorno e nell’ora prevista per l’incontro – spiega Patrizia Narder, animatrice di Jesolo – ho inviato un messaggio vocale con alcune piste di riflessione sul brano da meditare, lasciando ai singoli la libertà di fare un lavoro personale. Nella chat dei due gruppi che seguo sono arrivati alcuni commenti, segno che qualche piccolo effetto è stato prodotto anche da un metodo così artigianale». Giuseppina Millino di Mestre – dopo un primo tentativo consistente in un semplice scambio di riflessioni, applicazioni e preghiere su Whatsapp ma non ritenuto sufficiente – confessa che «sollecitata da qualcuno del gruppo che proponeva di tentare qualche strada possibile e convinta dall’esperienza di chi ha provato con le videochiamate sul cellulare, mi sono “abilitata” a incontrare così il gruppo. Nel comunicare la proposta ho sentito molta adesione e abbiamo iniziato l’avventura, con quattro incontri in cui tutti hanno potuto intervenire e proporre anche il loro volto».
Più articolata la soluzione ideata in un gruppo di ascolto seguito da Cecilia Ghezzi di Venezia: «Avevamo appena iniziato il secondo gruppo di icone evangeliche quando ci siamo dovuti fermare. Nella settimana di Pasqua c’era sofferenza per il silenzio e per la mancanza del nutrimento della Parola e della preghiera insieme. Abbiamo provato a riattivare il contatto e la preghiera ma non bastava e così abbiamo cercato uno strumento di comunicazione a disposizione di tutti: Whatsapp».
Creata una chat apposita e fissato l’appuntamento comune, all’ora prevista parte un primo videomessaggio in cui uno dei partecipanti legge una preghiera e poi un secondo con l’animatore del gruppo che presenta l’icona del giorno; senza inviare altro per un certo tempo, ciascuno legge il testo del Vangelo e percorre da solo le tappe dell’incontro; dopo 45 minuti si dà spazio ad alcuni interventi di comprensione del Vangelo, interpretazione e preghiera e qui ognuno può usare il mezzo che preferisce (messaggio scritto o audio oppure videomessaggio breve); allo scadere dell’ora, sempre in videomessaggio, si prega il salmo e il Padre nostro. «In questo modo – continua Cecilia – abbiamo affrontato cinque icone, ci siamo aiutati a superare le incertezze e tutti alla fine hanno detto che lo Spirito Santo ha tanta fantasia».
La stessa animatrice racconta poi che «nel gruppo più “tecnologico”, tra i due che seguo, in cui tutti hanno accesso ad un pc con videocamera o semplicemente ad un cellulare, ci siamo collegati sulla piattaforma Zoom e abbiamo affrontato quattro icone. L’operazione richiede che almeno una persona sia registrata e ne conosca il funzionamento (non è detto che sia l’animatore del gruppo) mentre a tutti gli altri viene inviata una mail con il link per il collegamento. Ci si vede in faccia, si condivide ed è quasi come fare un gruppo d’ascolto normale, solo non in presenza fisica».
Non è stato però l’unico gruppo d’ascolto che, con Zoom, ha provato a combattere «l’acuta nostalgia» degli incontri dal vivo. «Fatta una verifica delle possibilità tecnologiche dei partecipanti – afferma l’animatrice Luigia Sangiani di Venezia -, abbiamo realizzato un primo incontro tramite questa piattaforma. Ci siamo raccontati come avevamo trascorso i primi mesi, fortemente condizionati dalla pandemia, e poi abbiamo deciso di continuare con incontri a cadenza quindicinale affrontando le icone evangeliche che mancavano. Quando si usa Zoom è necessario dividersi bene i compiti, decidendo all’inizio chi e cosa legge, e la gestione dell’incontro è un po’ diversa per non creare ridondanze o sovrapposizioni. L’osservazione è fatta insieme all’interpretazione, uno o due versetti a testa e su chiamata dell’animatore, perché altrimenti si rischia di parlare tutti insieme. Si è poi lasciato del tempo perché i partecipanti facessero interventi di attualizzazione e, infine, ciascuno ha potuto esprimere una preghiera personale di risonanza. In presenza è più bello ma, non potendo fare di meglio, abbiamo ugualmente goduto della Parola di Dio e della condivisione nello Spirito Santo di quanto il Signore ci diceva».
Alessandro Polet