Una nuova nota pastorale della Diocesi – pubblicata integralmente nelle pagine centrali del numero di Gente Veneta in distribuzione da venerdì 10 dicembre – rinnova la pastorale del lutto e delle esequie, in un tempo in cui sta emergendo ancor più delicatamente il confronto con la morte, proprio al fine di rinnovare l’azione della Chiesa veneziana.
Si tratta del frutto del lavoro che il Coordinamento della pastorale ha raccolto dopo un ampio confronto, maturato nel Consiglio Presbiterale e nel dialogo con i vicari foranei. GV si è confrontata con il Vicario episcopale per la Pastorale, mons. Daniele Memo, per comprendere le ragioni che hanno portato a questo documento e le sue novità principali.
Don Daniele, come si è giunti a questa Nota?
La Nota nasce da un confronto che si è portato avanti per quasi due anni all’interno del Consiglio Presbiterale e coinvolgendo i Vicari e Provicari foranei e che ha voluto mettere a tema quel momento particolarmente delicato, anche da punto di vista pastorale, che è l’esperienza del lutto. La celebrazione dei funerali in chiesa, richiesta ancora dalla maggior parte delle famiglie, e l’esperienza vissuta anche a causa dell’epidemia con l’impossibilità di celebrare il commiato, ha evidenziato la necessità di una cura e accompagnamento pastorale particolare da parte della comunità cristiana. È uno strumento quindi di condivisione reale che viene offerto alla Diocesi per vivere e gestire la celebrazione delle esequie, pur nelle differenze e particolarità legate ai territori e alle consuetudini della nostra Chiesa locale.
Quali esigenze sono emerse dal confronto con i parroci?
L’esigenza principale, e che è richiamata dalla prefazione del Patriarca, è che la comunità credente possa annunciare il Vangelo della Pasqua di Gesù a chi vive il momento del lutto e si pone di conseguenza di fronte alle grandi domande che emergono di fronte alla realtà della morte. Ci sono poi tante richieste e situazioni particolari che si presentano in queste circostanze e che chiedono di essere gestite, nel dialogo con i familiari, a partire da un sentire ecclesiale condiviso. Infine l’importanza che le comunità e i parroci in particolare siano i primi interlocutori delle famiglie, anche per quanto concerne la preparazione della celebrazione.
Cosa cambierà nella vita delle nostre comunità?
Come dicevo l’intenzione principale della Nota è che le comunità cristiane siano il soggetto ecclesiale che si rende visibile nella celebrazione delle esequie, che annuncia e professa la fede in Gesù morto e risorto e nella vita eterna e nella resurrezione dei morti come frutto della Pasqua. Questo significa formare alcuni fedeli a ministerialità che affianchino i presbiteri nell’accompagnare i familiari e nella gestione dei momenti rituali.
La nota comporterà delle novità anche per il mondo delle onoranze funebri?
Le Imprese di onoranze funebri sono il soggetto che interloquisce con le famiglie e con i parroci. La Nota, in particolare attraverso un protocollo di intesa che è allegato, indica alcuni punti precisi; per intesa si intende “intesa operativa”, che stabilisca un miglior rapporto e collaborazione tra parrocchia/parroco e imprese interessate.
Come sta cambiando la pastorale del lutto e delle esequie in questi anni?
C’è ancora, da parte di molti, la richiesta del funerale in chiesa, accompagnata però da scelte, per esempio circa la cremazione o dispersione delle ceneri, a volte lontane dalla fede e dall’insegnamento della Chiesa. La comunità credente quindi è chiamata a far incontrare Gesù e la sua Parola, a porsi accanto a chi è sopraffatto dal dolore e dalla paura esercitando il ministero della consolazione e della speranza. Ecco perché, prendendo spunto dalla pagina di Marco in cui Gesù incontra il familiare non ancora in lutto, ma che teme, anche la nostra Chiesa ripete le parole del Signore: “Non temere, soltanto abbi fede”.
Marco Zane