“Educare all’affettività, alla sessualità e all’amore”, perché non si può crescere senza riflettere, dialogare, conoscere. Ha questo titolo e questo obiettivo l’iniziativa della Pastorale Sposi e Famiglie che, avviata il 18 gennaio e proseguita il 25, si concluderà l’1 febbraio: un ciclo di incontri su affettività e sessualità a misura di adolescenti.
Una proposta, che si tiene alle 20.30 in presenza nel patronato della comunità di Santa Maria Goretti di Mestre e on line su richiesta, rivolta a genitori, educatori, catechisti, in collaborazione con il Consultorio diocesano del centro S. Maria Mater Domini e l’associazione Gremio di Bioetica.
Perché i ragazzi di affettività e sessualità parlano, perché è un tema che frequentano e sperimentano in età sempre più precoce, ma spesso senza esserne davvero informati e consapevoli. Questo il punto di vista di Emmanuele Muresu, bioeticista specializzato in bioetica, affettività e sessualità, ed insegnante di religione.
Emmanuele Muresu, quanto ne sanno davvero i ragazzi?
I nostri ragazzi hanno competenze sempre più tecniche, sanno moltissimi elementi legati alla contraccezione, ma mancano di conoscenza biologica, non sanno come funziona il corpo umano, soprattutto quello femminile. Non hanno idea di come funziona il ciclo, perché la mentalità contraccettiva non suscita queste domande.
Eppure non sono argomenti che si affrontano anche a scuola?
Alle elementari magari si pensa siano troppo piccoli, alle superiori questi argomenti si danno per scontati, esiste una mancanza completa della conoscenza della parte scientifica. Anche quando si parla di aborto i ragazzi ti rispondono sulla legge, ma non sanno quali sono le tappe scientifiche della procreazione. E poi manca assolutamente la scala di valori. Possiamo fare educazione normativa ma se poi non si va in profondità a cosa serve? Nessuno si avventura sul tema dei perché.
Eppure si è fatto un gran parlare dell’importanza dell’affettività e delle relazioni…
Se si chiede loro quali sono i temi legati alla sfera della sessualità, ti rispondono che è importante il tema del consenso. Ma se riduciamo tutto solo a questo, significa che viviamo relazioni molto tristi. La parte importante è legata ai significati: al senso dell’atto sessuale.
L’altro tema è l’esperienza sempre più precoce dei ragazzi. Quali rischi comporta?
C’è la tendenza a vivere relazioni con slanci unicamente affettivi quando molti ragazzi non sono ancora pronti, non hanno una chiara visione di sé. Allora si rischia che l’altro “mi significa”, che se tutto il mio essere dipende dall’altro quando il rapporto scoppia io vado in crisi, e qui ci colleghiamo a quanto abbiamo visto succedere in alcuni casi come gli scoppi di violenza. I ragazzi tendono a confondere l’amicizia con gli amori e hanno una visione affettiva legata solo alla sfera emotiva: sto con te finché sento una spinta sentimentale. Invece l’amore è anche scelta, volontà, coinvolge anche una sfera razionale. E questo vale anche nell’amicizia, non solo nell’amore.
Di questi temi si parla abbastanza coi ragazzi oppure si rischia di relegarli alla sfera scolastica, o peggio ai messaggi che passano attraverso il cellulare?
Manca una formazione. Quante volte in parrocchia si fanno corsi sull’affettività? Siamo tanto preoccupati della formazione lavorativa dei nostri figli, ma non ci stiamo preoccupando abbastanza di che mogli, mariti o genitori saranno. Di fronte ai dubbi, se non trovano un adulto rischieranno di chiedere a Google. Non tiriamo su muri perché i programmi sulla sessualità non vengano effettuati, ma anzi scaviamo nelle relazioni: come ti trovi con la tua ragazza? È una cosa seria? Vi state frequentando? Spieghiamogli l’idea che le relazioni siano in prospettiva, non per passare il tempo. Diamogli proposte coraggiose che li costringano a giocarsi nella vita in maniera seria.
Maria Paola Scaramuzza