«Ragiono per credere, credo per ragionare» così diceva Sant’Agostino, padre della Chiesa, per giustificare lo studio della teologia. Oggi più che mai, in una società sempre più complessa e multiculturale, possiamo cogliere il valore di queste parole, che sottolineano la necessità che sempre più credenti, non solo i consacrati, si appassionino al connubio tra fede e ragione. A tal riguardo, don Gilberto Sabbadin, preside dello Studio teologico del Seminario patriarcale, spiega le novità, che desiderano rispondere proprio a questo bisogno.
Innanzitutto, che cos’è lo Studio Teologico? Di che novità stiamo parlando?
Lo Studio Teologico è un istituto teologico affiliato, guidato dai frati minori cappuccini della pontificia università Antonianum di Roma, che provvede alla formazione teologica necessaria anche per accedere all’ordine sacro e, in particolare, al presbiterato, con sede presso il Seminario Patriarcale. Dall’anno accademico 2024/2025, inoltre, verrà aperto anche ai laici, permettendo a tutti i battezzati di fare questo percorso di studi.
Quali sono le ragioni di questa apertura?
A dire il vero non è una novità assoluta, poiché era già presente per i laici la possibilità di accedere agli studi teologici presso le università; tuttavia, abbiamo deciso di fare questa scelta a livello di Studio Teologico per essere in coerenza con la costituzione apostolica Veritatis Gaudium di Papa Francesco, poiché riteniamo che possa essere un rinnovamento da cui può trarre beneficio l’intera diocesi.
In che modo? Quali possono essere le ricadute positive nella vita diocesana?
Questi studi, oltre a permettere la formazione dei ministri ordinati, possono aprire diverse prospettive per i laici: ad esempio, la possibilità di formare adeguatamente gli insegnanti di religione e i battezzati che prestano servizio nelle nostre comunità, affinché possano dare un contributo significativo nelle realtà pastorali, diocesane e culturali.
Come saranno organizzati i corsi? In che modo saranno fruibili dagli interessati?
Lo studio della teologia comprende lo studio di numerose discipline: filosofia, Sacra Scrittura, pedagogia, psicologia e diritto canonico – solo per citarne alcune – al fine di inserirsi consapevolmente all’interno della realtà che viviamo. Il percorso è poi suddiviso in un biennio filosofico a cui segue un triennio teologico. È possibile frequentare lo studio teologico presso il seminario patriarcale in tre modalità: come studenti ordinari, con frequenza regolare e seguendo il piano degli esami, come studenti straordinari, scegliendo di seguire solo alcuni corsi (del biennio o del triennio) e sostenere i rispettivi esami, con la possibilità di vederli accreditati, e come studenti uditori, frequentando alcuni corsi a scelta senza esame.
In conclusione, al di là delle ragioni più pratiche, cosa può spingere un laico allo studio della teologia?
In primo luogo, lo studio della teologia può servire per avere una fede più consapevole e anche per conoscere e approfondire le grandi questioni culturali e religiose in un contesto, come il nostro, sempre più plurale. Infatti, come dice l’art. 5 della Veritatis Gaudium: «Gli studi ecclesiastici non possono limitarsi a trasferire conoscenze, competenze, esperienze, agli uomini e alle donne del nostro tempo, ma devono acquisire l’urgente compito di elaborare strumenti intellettuali in grado di proporsi come paradigmi d’azione e di pensiero, utili all’annuncio in un mondo contrassegnato dal pluralismo etico-religioso». Studiare teologia, quindi, mette insieme fede e ragione per scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del Vangelo. Intraprendere questo percorso significa mettersi in ricerca, provare a comprendere meglio e approfondire il mistero di Dio. In conclusione, lo studio della teologia non solo accresce il nostro bagaglio di conoscenze e nozioni dottrinali, ma ci aiuta anche ad apprendere le categorie di riferimento che possono aiutarci a stare dentro la storia e a leggerla con gli occhi di Dio.
Andrea Maurin