Un contrabbasso che potrebbe raccontarne molte: è lo storico strumento conservato dalla Procuratoria di San Marco. È opera di Gasparo da Salò, un liutaio della seconda metà del ’500, lo strumento non ha una precisa data di realizzazione, ma potrebbe avere anche 460 anni.
Durante il concerto di Natale di martedì scorso, replicato in due serate, in Basilica di San Marco, organizzato dall’ente lirico “La Fenice” di Venezia, la Cappella Marciana è stata accompagnata da un ensemble di strumentisti; e uno degli strumenti usati è stato proprio il secolare contrabbasso.
Questo contrabbasso di Gasparo da Salò ha avuto un ruolo importante nell’esecuzione del basso continuo. Lo strumento, acquistato dalla Procuratoria nel 1790, è stato suonato anche da un grande virtuoso, strumentista della Cappella Marciana, il maestro Domenico Dragonetti (1763 – 1846). Uomo di grande abilità tecnica ed esecutore apprezzato in tutta Europa, lavorò per trent’anni anche a Londra. Il Dragonetti portò con sé questo strumento e lo utilizzò anche insieme a Beethoven, che lo accompagnava al pianoforte, e a Rossini.
Il grande compositore tedesco, famoso per le sue sinfonie, rimase talmente impressionato dall’arte di Domenico Dragonetti da ripensare anche il suo modo di comporre per gli archi, per il contrabbasso in particolare.
Lo strumento presenta tre corde, ha una forma attualmente non più comune per i suoi “cugini” moderni, ma il suo suono ricco e profondo ha avuto un ruolo di sostegno armonico fondamentale nell’esecuzione del programma del concerto di Natale 2019, che ha presentato una ricca ricostruzione di una messa natalizia di Giovanni Legrenzi (1626 – 1690), già maestro direttore della Cappella Marciana e insegnante di Antonio Vivaldi. Marco Gemmani, direttore attuale della Marciana, ha proposto una interpretazione secondo la prassi esecutiva della seconda metà del ’600.
Marco Zane