Due nuovi antifonari del monastero benedettino di Praglia possono servire a risvegliare l’interesse per il canto gregoriano?
La Piccola Scuola di Musica sacra per la Liturgia di Venezia coglie qui l’occasione per mostrare che latino e canto sacro vanno a nozze.
Così un coro di studenti del centro storico ha appena eseguito i primi vespri della solennità dell’Annunciazione secondo l’antifonale di Praglia. Un appuntamento di musica e fede tenutosi mercoledì 24, nella chiesa di S. Giorgio Maggiore, a Venezia, dove prega una piccola comunità di benedettini di Praglia.
«Da loro cantiamo sempre i primi vespri delle feste mariane più importanti», fa presente Paola Talamini, docente di canto gregoriano presso la scuola. Una particolarità…: l’antifonario di Praglia prevede, per l’Annunciazione, tre serie di antifone diverse, come capita solo per il Natale: a indicare che c’è prima un’attesa e poi un compimento. Si entra quindi nella solennità in modo graduale.
Gli antifonari sono i libri con le parti cantate della liturgia delle ore. Un volume per i tempi forti e le domeniche; l’altro per solennità, memorie dei santi e ufficio dei defunti. Non esiste ancora infatti un testo ufficiale e i monasteri ne adottano uno proprio.
Uno dei più quotati viene dall’abbazia francese di Solesmes, approvato dal vescovo locale, «il meglio della ricerca in fatto di testi della liturgia delle ore» secondo il monaco benedettino padre Giacomo Frigo, che ha curato il lavoro dei due nuovi volumi.
Ma che ne è del latino nella liturgia, oggi? È appannaggio di élite nostalgiche? Non proprio. A Caorle, ad esempio, è ancora nella liturgia viva nelle messe della Madonna, dei defunti e della Quaresima. Questione di tradizioni.
Ma, lì dove è pressoché sparito, si può invertire la rotta e rieducare al canto in latino, lingua non corrente che, al di fuori di monasteri e poche altre isole felici, non è comprensibile ai più? La faccenda è abbastanza seria per chi, appunto, si occupa di canto sacro.
La Piccola Scuola, nata due anni fa, mira a offrire una musica di qualità per la liturgia. La Scuola, naturalmente, è disponibile per fare formazione liturgico-musicale sul nuovo Messale; le parrocchie interessate possono mettersi in contatto tramite la mail scuolamusicasacra@patriarcatovenezia.it.. E propone qualità anche grazie al canto gregoriano. Si impegna, inoltre, a comporre un repertorio nuovo e coltivare un coro di voci bianche.
Al momento le restrizioni impongono lezioni da remoto. Ma la collaborazione con padre Frigo e, in particolare, con la Pinacoteca Manfrediniana e l’ufficio catechistico diocesano, ha consentito di valorizzare le antifone gregoriane legandole a esempi di arte figurativa veneziana.
Il latino, non una scelta puramente estetica, ma… «Fa cogliere meglio la pregnanza di senso di un testo. L’ottimo – spiega padre Frigo – è quando testo ed espressività musicale aderiscono tra loro. Allora la musica si gusta in modo diverso».
Recuperare gradualmente il gregoriano nella musica sacra è un obiettivo possibile per don Luca Biancafior, direttore della Scuola: «Può tornare a essere musica viva – anche se non nelle grandi feste o paraliturgie o concerti – nelle comunità parrocchiali. Tanto più che l’assemblea non deve cantare tutto: alcune parti sono solo del coro».
A proposito di progetti, uno ce l’ha chiaro in mente Talamini: «Sarebbe bello poter raccogliere un antifonario ad uso delle parrocchie della diocesi per la preghiera del vespro con le antifone in gregoriano».
Giovanni Carnio