Perché leggere la Bibbia? La lettura della Bibbia in una società multiculturale è il tema della conversazione che si terrà mercoledì 24 maggio al Teatro Kolbe a Mestre, alle ore 17.30, fra , teologo cattolico, e ́, teologo protestante.
L’iniziativa si pone a conclusione degli eventi promossi in occasione dei trent’anni dalla costituzione del Consiglio locale delle Chiese Cristiane di Venezia, in particolare a conclusione della lettura continuativa della Bibbia denominata “Bibbia in città”, che dal 4 al 14 maggio ha coinvolto cinquecento lettori e un migliaio di persone. Ma soprattutto che ha mosso un lavoro comune, tra cristiani di diverse Chiese, nell’ascolto della Parola. E infine una testimonianza anche nei luoghi in cui la presenza di Dio sembra costitutivamente lontana.
È questo, infatti, il “bilancio” della lettura integrale della Bibbia, tenutasi a Venezia e a Mestre, appunto, dal 4 al 14 maggio.
«L’obiettivo di fondo – spiega don Francesco Marchesi, incaricato diocesano per la commissione ecumenismo e dialogo interreligioso – era radunarci attorno alla Parola di Dio, cioè al fondamento da cui nasce la fede e grazie al quale della fede si fa esperienza. E così è stato: tutti noi – ortodossi, cattolici e protestanti – accomunati dal sacramento del Battesimo, ci siamo impegnati nella staffetta per leggere integralmente la Bibbia».
Lettura e ascolto, ma anche un comune lavoro per rendere possibile e ben riuscita l’iniziativa: «Sì – prosegue don Marchesi – abbiamo lavorato per organizzare. Questo impegno finalizzato anche alla preparazione concreta – per esempio per passare da un sito all’altro, nel momento in cui la Bibbia veniva consegnata e accolta da un’altra comunità, è stato il segno di un lavoro comune, che nasce dal desiderio di fare qualcosa insieme».
Non solo: la staffetta di lettura delle Sacre Scritture ha fatto anche un significativo passo oltre il passato recente. Già, perché una proposta di questo tipo è alla terza edizione; ma le due precedenti si erano tenute nella chiesa di San Pantalon a Venezia (la prima) e in chiese e luoghi di culto della città storica e della terraferma (la seconda). Quest’anno, invece, la Parola è andata oltre: «Non ci siamo limitati ai luoghi consueti, ma siamo entrati anche nel tessuto della vita di ogni giorno: siamo stati al parco della Bissuola, in piazza Mercato a Marghera, nei luoghi della fragilità come il carcere e l’Ospedale civile, e nei luoghi del lavoro, come il Petrolchimico di Marghera».
È stata un’occasione di testimonianza, sottolinea don Francesco Marchesi: «Portare la Bibbia in carcere o in area industriale o al parco non era scontato; così è capitato, per esempio, che la Bibbia sia risuonata una domenica mattina al parco Albanese di Mestre, mentre attorno passava chi portava a passeggio il cane o camminava per tenersi in forma: in quel luogo, dove il buon Dio sembra totalmente assente, è passata una presenza diversa, una presenza altra rispetto alla normalità che in quel luogo si può immaginare».
Un successo, dunque: «Ma accanto alla gratitudine – rileva l’incaricato diocesano per l’ecumenismo – non può mancare il dolore, perché ci rendiamo conto, proprio nel momento in cui ci mettiamo attorno alla Bibbia, che i cristiani sono ancora divisi. Il cammino non è ancora compiuto: come sarebbe più grande, vero e bello se questa testimonianza di unità potesse diventare quotidiana!».
Un qualcosa che è stato suggestivamente evocato dalla presenza del Patriarca, domenica 14 maggio, a conclusione dei dieci giorni di lettura: «Ha letto l’ultimo capitolo dell’Apocalisse e l’ha fatto nell’unico luogo che possiamo vivere tutti insieme: il battistero. Il sacramento del Battesimo, infatti, lo condividiamo tutti – cattolici, ortodossi e protestanti. Questo deve farci desiderare con ancora più forza l’unità dei cristiani».
Giorgio Malavasi