L’area sottoposta a protezione ricadente nel comune di Marcon continua a regalare emozioni attraverso una serie di traguardi ottenuti. L’Oasi di protezione, gestista dalla LIPU Birdlife Italia, anche quest’anno, stupisce per alcuni risultati, nel caso specifico addirittura epocali.
Il primo risultato è un nuovo record di coppie censite con numeri e quantitativi importanti anche a carattere nazionale all’interno della garzaia (definizione di luogo dove molte specie di ardeidi coloniali si riproducono insieme). Dai censimenti svolti durante tutto il periodo dela riproduzione sono risultati presenti e nidificanti 6 specie di ardeidi (famiglia comprensiva gli aironi), a cui si aggiunge la nidificazione del tarabusino (Ixobrichus minutus). Su 9 specie di ardeidi regolarmente nidificanti in Italia, 7 si riproducono all’interno dell’oasi Cave di Gaggio. La varietà di specie è veramente elevata e ben 5 specie risultano essere di particolare pregio essendo presenti all’interno della direttiva “Uccelli”: aironi rosso* (Ardea purpurea), garzetta* (Egretta garzetta), nitticora* (Nycticorax nycticorax) sgarza ciuffetto* (Ardeola ralloides), e il tarabusino* (Ixobrychus minutus)(che nidifica non in colonia). Le altre due specie presenti in garzaia sono l’airone cenerino (Ardea cinerea) e l’airone guardabuoi (Bubulcus ibis). Censiti anche alcuni individui di airone bianco maggiore (Ardea alba).
Nella garzaia di Gaggio si è riprodotto anche il marangone minore (Microcarbo pygmeus) facendo registrare la presenza di oltre 400 nidi, un dato davvero sorprendente per l’oasi della LIPU, declinando l’area a sito di importanza nazionale per questa specie. L’elevato numero di nidi censito per questa specie, è tale da poter affermare che alle Cave di Gaggio si riproduce un numero compreso tra il 10 e il 20% della popolazione nidificante in Italia.
Il secondo grande risultato è il rinvenimento di Anacamptis pyramidalis, di un’orchidea selvatica, all’interno dell’Oasi. E’ la prima volta che accade di scovare questa specie in oltre trent’anni di gestione dell’area da parte di LIPU. Se fossimo in un’area boscata, che ha maturato per secoli un suolo fertile, questo ritrovamento non desterebbe le dovute attenzioni, ma i terreni protetti dall’oasi sono a carattere agricolo e frutto di attività antropica. Questa presenza assidua dell’attività umana ha portato ad un depauperamento della ricchezza del suolo che solo dopo decenni (oltre trent’anni, ricordiamo) di stasi riacquista una certa ricchezza ed eterogeneità al suo interno permettendo lo sviluppo e le dinamiche di crescita di piante anche molto diverse tra loro. Il fatto che si cominci a vedere anche nuove specie di orchidee (come in questo caso), oltre a determinare il giusto grado di complessità e di ricchezza nella presenza di funghi e insetti per la germinazione delle stesse, è un ulteriore risultato delle buone pratiche di gestione e conservazione dell’area da parte di LIPU in oltre 35 anni anni di presenza.
È infatti vero che le orchidee nostrane non si accontentano di poco, non sono certo delle specie pioniere, hanno bisogno di insetti per essere impollinate (e gli insetti non vanno d’accordo con l’agricoltura che usa gli insetticidi) e soprattutto hanno bisogno di alcuni funghi particolari a terra per poter far germinare il seme. Tutte condizioni che richiedono molti anni di sviluppo di dinamiche di comunità (insieme di più popolazioni di specie) complesse e attive che non devono essere alterate da sostanze chimiche o lavorazioni meccaniche pesanti.