Tintoretto: una questione ancora aperta, almeno per quanto riguarda la produzione ritrattistica e i rapporti con il pittore Giovanni Galizzi.
È quanto è emerso durante il convegno internazionale organizzato dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti e dalla Scuola Grande di San Rocco, tenutosi da lunedì a mercoledì a conclusione dei due anni di celebrazioni dedicati al V centenario dalla nascita di Tintoretto che a Venezia ha visto realizzarsi, tra i tanti eventi, le mostre coordinate dai massimi studiosi tintorettiani Robert Echols e Frederick Ilchman.
Le esposizioni tenutesi nel 2018 alle Gallerie dell’Accademia e Palazzo Ducale, poi confluite nella primavera di quest’anno alla National Gallery di Washington, hanno suscitato grande interesse: oltre centomila sono stati i visitatori che alle Gallerie hanno scoperto il giovane Tintoretto e altrettanti al Ducale giunti per vedere le opere della maturità, mentre 200 mila sono state le presenze alla mostra di Washington.
Il biennio di celebrazioni ha permesso di analizzare e approfondire la produzione pittorica del maestro, da cui sono emersi nuovi studi e ricerche. Studiosi da tutto il mondo hanno preso parte al convegno per fare il punto e aprire nuovi campi di indagine su Tintoretto, approfondendo produzione pittorica, contesto storico, iconologia, iconografia, considerazioni sulle nuove mostre e nuove indagini scientifiche, dove per la prima volta è stato applicato un protocollo su larga scala che ha seguito un nuovo approccio metodologico con analisi chimiche-fisiche puntuali e non invasive.
Tra i vari esperti, nella giornata conclusiva di mercoledì 2, è intervenuta Paola Marini, già direttrice delle Galleria dell’Accademia, che ha parlato del progetto internazionale espositivo e del catalogo prodotto, soffermandosi sulle questioni che ancora rimangono aperte. Prima fra tutte quella dei ritratti: secondo Echols e Ilchman i circa 150 presenti nel catalogo di Paola Rossi andrebbero ora ridotti a tre dozzine. «Una revisione severissima comparsa nel catalogo realizzato per le mostre che anche se non ha i caratteri di una monografia ci va molto vicino» afferma la Marini, mettendo in luce dunque un nuovo campo di indagine da approfondire. La ritrattistica di Tintoretto precedentemente fu poco considerata, visto che il maestro del tempo in quest’ambito era Tiziano che infatti ricevette commissioni in tutta Europa.
«I ritratti, di grande importanza, non vanno visti isolatamente dal resto della produzione, ma necessitano una riflessione. – spiega Marini – La ritrattistica di Tintoretto, che parte da quella di Tiziano e non potrebbe essere diversamente, nel tempo ha trovato interesse crescente. Immagini sobrie, modeste e austere ma capaci di catturare un momento del tempo e giungere all’animo del personaggio» constata.
Altra questione controversa è il rapporto di Tintoretto con il pittore Giovanni Galizzi. Secondo diversi studiosi infatti alcuni lavori di Tintoretto, in particolare quelli giovanili, fanno pensare ad una collaborazione tra i due: «Le ricerche per ora però non hanno condotto a nessun risultato, siamo in attesa che arrivino altre prove» ha ribadito infine la Marini.
Francesca Catalano