<Era stata segnata da rughe profonde, ora invece “La Vecchia” mostra una vecchiaia fatta di trasparenze e di luce, più naturalistica e nordica>. Descrive così Paola Marini, ex direttrice delle Gallerie dell’Accademia, il risultato del restauro dell’opera Cinquecentesca del Giorgione.
Presentato in museo, nel pomeriggio di giovedì 7, l’intervento ha ridato all’opera le sembianze che un tempo erano state cercate dal pittore. Il restauro è stato condotto da Giulio Bono con la collaborazione di Silvia Bonifacio, direttori dei lavori Giulio Manieri Elia e Maria Chiara Maida e responsabile delle indagini scientifiche Ornella Salvadori.
Poco si sa dei restauri condotti anticamente sull’opera. Certo è che il capolavoro precedentemente appariva ampiamente ridipinto, in particolare sulla fronte, sul naso, sulla guancia, sull’attacco del collo e sulla balaustra. Solo due gli interventi di cui resta traccia: quello di Mauro Pellicioli nel 1948 e di Ottorino Nonfarmale nel 1984. Pellicioli intervenne per asportare le ripassature e ridare al dipinto un aspetto più coerente con l’autografia giorgionesca ma lasciò in luce una crettatura molto accentuata, specialmente nelle aree con forti abrasioni, create dalle precedenti puliture svolte con solventi aggressivi. Grossolane restarono anche le linee che accentuavano la senescenza dell’effigiata. Nonfarmale invece operò solo per consolidare la pellicola pittorica applicando sul retro una tela di rifodero, svolgendo poi una pulitura del dipinto, senza asportare i ritocchi precedenti.
«Attraverso questo intervento l’opera diventa ancora più significativa e interessante» afferma la Marini, spiegando che il restauro è stato finanziato dalla FIAC (Foundation for Italian Art & Culture) con cui poi ha sottoscritto un accordo per accrescere internazionalmente la fama delle Gallerie. Due sono infatti le importanti mostre che accoglieranno l’opera negli Stati Uniti: presso il Cincinnati Art Museum di Ohio e il Wadsworth Atheneum di Hartford nel Connecticut.
Più radioso appare ora il volto de La vecchia, liberato dalle pesanti linee scure che ne accentuavano la senescenza, specialmente attorno all’occhio sinistro, e sistemata la parte del naso che era stata distorta.
Il restauro, concentratosi sull’aspetto estetico dell’opera, ha rimosso le incrostazioni di sporco e le vernici che si erano alterate, eliminando anche i ritocchi dei restauri precedenti che si erano ossidati. È stato necessario svolgere anche integrazioni pittoriche e stuccature per diminuire la crettatura.
Gran parte del lavoro ha interessato poi le parti abrase del dipinto che sono state abbassate di tono, in particolare: il fondo nero, il parapetto, gli incarnati, il bianco dello scialle e il copricapo. Molto evidente restava il taglio diagonale che attraversava la fronte oggi quasi eliminato. Ora l’immagine de La Vecchia appare variata e ringiovanita, anche la veste prima di colore scuro ha riacquistato il colore roseo di un tempo. Il capolavoro trova infatti ispirazione nella ritrattistica di Leonardo, Dürer e nella pittura nordica.
Non si perde però il valore dell’opera che come allegoria parla del tempo che scorre inesorabile, come suggerisce il cartiglio enigmatico che recita “col tempo”, che la donna, emergendo dallo sfondo scuro, tiene nella mano destra guardando l’osservatore da dietro il parapetto.
Francesca Catalano