Nello stesso giorno in cui Papa Francesco invitava nell’udienza generale a riflettere sul respingimento dei migranti con parole forti – «C’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti e questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave», alla 81.a Mostra del Cinema di Venezia veniva proiettato il film Separated del regista statunitense Errol Morris. Un pugno sullo stomaco che non può lasciare indifferenti gli uomini di buona volontà.
Il docu-film affronta un tema: usare la separazione dei figli, entrati negli USA con i genitori, come deterrente per fermare l’immigrazione dai paesi sudamericani.
Varie testimonianze di operatori negli enti preposti all’aiuto dei minori fanno emergere questi trattamenti di crudeltà che, purtroppo, avranno conseguenze sulla psiche dei separati. Per non essere banale e ripetitivo di cose già viste, il regista ha cercato di costruire un ponte tra interviste e finzione narrativa. E c’è riuscito. Il film vuole anche essere un monito sia per gli americani che già si sono ribellati a quelle pratiche, ma anche per noi a non costruire muri, ad allenarci alla empatia, pensando che ogni bimbo è un nostro bimbo e che noi non abbiamo nessun merito ad essere nati in un paese in cui non ci sono guerre o grandi miserie.
Fabrizio Fiori