Si potrà pilotare il Lem, il modulo lunare dell’Apollo, mentre atterra sulla Luna. Virtualmente, ovvio, ma l’esperienza sarà singolare.
Si potrà farlo da metà dicembre all’M9 di Mestre, non appena aprirà la nuova mostra temporanea dedicata ai 50 anni dal primo allunaggio e alla ricerca spaziale.
Una nuova mostra che è uno dei molti tasselli che danno continuità ad un percorso: quello del grande museo mestrino che, a dispetto di numeri non ancora soddisfacenti, prosegue il suo programma triennale e si avvia a festeggiare il primo compleanno.
Alla volta del 1° dicembre, anniversario dell’inaugurazione, il numero dei biglietti staccati si aggirerà sui 70mila. Pochi, un terzo circa rispetto all’obiettivo: quei 200mila accessi pagati all’anno che garantiscono una sostanziale parità dei conti. «Ma nessuna azienda, ancor meno un’azienda culturale raggiunge il pareggio al suo primo anno; probabilmente neppure al secondo; al termine del terzo verificheremo se avremo raggiunto l’obiettivo»: lo sottolinea Marco Biscione, il direttore di M9, che fa il punto alla vigilia del primo anno di apertura.
In realtà, rileva Biscione, le persone entrate al museo sono parecchie di più, visti i tanti ingressi per eventi: «Solo gli insegnanti, invitati per gli open day, sono 1500. Comunque è vero che abbiamo ancora molto da fare dal punto di vista della comunicazione: il brand M9 è ancora da consolidare».
Finora le sale del museo interattivo sono state visitate soprattutto da mestrini e, in generale, da persone residenti nel raggio di 150 chilometri da Mestre. L’obiettivo è ampliare il pubblico dei fruitori, in primis alle scuole e ai turisti. Ad Helsinki, fa un esempio il direttore, i turisti riempiono regolarmente il locale museo nazionale: «E che cos’è M9 se non l’unico museo nazionale italiano che racconta la storia e la vita del ‘900?».
E ci sono pure gli esempi urbani rispetto ai quali Mestre può essere emula: Torino ha superato la deindustrializzazione grazie a investimenti culturali, durati anni però. E Liverpool, da posto da incubo degli anni ’80, è diventata città gradevole per via dell’offerta culturale che ha messo in campo. Mestre può seguire le stesse orme.
«È questione di qualità della vita di una comunità», conclude Marco Biscione: «Per questo M9 vuole parlare al pubblico più ampio possibile ed essere un racconto pop».
Giorgio Malavasi