“Proclamiamo la tua resurrezione!”.
Così cantiamo, dopo la consacrazione nell’Eucaristia, a Cristo morto e risorto per noi. E altrettanto nell’Eucaristia del giovedì santo, poi contempliamo al venerdì santo il Crocifisso, e viviamo al sabato santo l’attesa per esprimere la gioia con Gesù risorto nella veglia della sera e della domenica pasquale.
La risurrezione, nei mosaici di San Marco, è rappresentata secondo lo stile dell’iconografia bizantina, cogliendo Gesù, non nel suo risalire fuori dal sepolcro, ma nel suo discendere agli inferi (come si dice nel Credo apostolico), nel regno della morte.
Infatti, c’è un particolare a cui si attiene la tradizione orientale: Gesù ha a sinistra, sopra la spalla, il velo della veste che svolazza per alto. Gesù scende dall’alto davanti a una caverna e calpesta la morte: prende per mano Adamo e guarda verso Eva, come abbiamo accennato nella precedente risurrezione di Lazzaro, e lo innalza su, mentre la morte cerca di trattenerlo per un piede.
Gesù vince sulla morte, sui nostri peccati, sul male del mondo. Tutto ciò diventa gioia e sicura speranza per tutti. Per questo, nello scambio degli auguri, il saluto da rivolgerci gli uni gli altri è l’annuncio: “Cristo è risorto!” e la risposta lo conferma: “E’ veramente risorto!”.
Proprio come un superlativo e gioioso: “Eccoci!”.
Mons. Giuseppe Camilotto