Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è di un milione al giorno l’incidenza delle Infezioni Sessualmente Trasmissibili (IST) a livello globale.
Tra le infezioni sono tornate la Sifilide e l’HIV, che si pensava fossero ormai una rarità, malattie del passato, legate a condizioni igieniche precarie e a promiscuità… L’infezione più diagnosticata sia tra le donne che negli uomini è quella da Chlamydia Trachomatis (CT), un batterio intracellulare che, nel 70% delle donne e nel 50% degli uomini, non dà sintomi.
Per questo motivo l’infezione non viene riconosciuta dalle persone che ne sono colpite. Nella maggior parte dei casi l’infezione interessa le donne, soprattutto adolescenti e giovani sessualmente attive, con conseguenze a carico dell’apparato riproduttivo che possono essere molto gravi fino a casi di sterilità.
Nei maschi l’infezione può causare dolore e febbre ma il danno permanente sembra meno probabile, anche se negli ultimi anni alcuni studi segnalano una possibile correlazione tra l’infezione da chlamydia negli uomini e sterilità.
In Italia, la fascia d’età più a rischio è quella dei giovani tra i 15 e i 24 anni, che spesso non sono informati sulla possibilità di contrarre queste infezioni, sulle modalità di prevenzione e sulle possibili terapie. È proprio ai giovani che si rivolge la campagna di Comunicazione “IST, conoscerle per prevenirle”, messa in campo dal Ministero della salute insieme alla Fnomceo, Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri.
La presidente di quest’ultima, Roberta Chersevani, spiega infatti: «Verso le malattie sessualmente trasmissibili c’è a volte, nei giovani, un meccanismo di rimozione, come se la possibilità di essere contagiati non li riguardasse». Lo scopo della campagna, che si concretizza con la diffusione di locandine, brochure, spot televisivo, App, è quella di informare la popolazione su quali siano le IST, la loro modalità di contagio, i sintomi e le misure di prevenzione che si devono adottare.
Anche secondo la mia esperienza ai giovani non piace parlare di IST, ma, in verità, nemmeno di contraccezione; è innato in loro che la sessualità debba essere vissuta liberamente, senza pensieri, senza doversi porre prima tante domande, senza responsabilità diremmo noi adulti educatori.
Però, mi sorge una riflessione sulle esperienze che raccolgo ogni giorno nel mio studio. Molte delle mie pazienti si sono sposate giovani e vergini, hanno conosciuto sessualmente solo quell’uomo, e lui solo quella donna, non hanno mai sofferto di IST, né temuto le gravidanze, arrivate ed accolte come una benedizione. La sessualità, in queste coppie che si uniscono per amore e per passione all’unica persona scelta ed amata, è vissuta liberamente e senza problemi, è fonte di unione, gratificazione, gioia.
Ma per molte altre donne (e uomini) oggi non è così. I partner sono numerosi prima di arrivare a quello definitivo e, anche dopo la scelta, la fedeltà non è assicurata. In questo contesto ovviamente si fa largo un’esigenza contraccettiva ed il problema delle IST diventa serio e deve essere assolutamente arginato.
Ben venga un’ampia campagna d’informazione, ma, ancora una volta, consigliando ai giovani la pillola contraccettiva per prevenire gravidanze indesiderate e il preservativo per prevenire le IST non si affronta il problema alla radice, non si prendono in considerazione le principali cause del problema e cioè la precocità dei rapporti sessuali e il numero crescente dei partner.
Cosa fare? A mio avviso occorre cominciare a sensibilizzare i genitori su queste tematiche, prima di tutto per loro stessi; poi, anche come educatori, perché possano insegnare e passare ai figli, attraverso la loro esperienza, il valore della sessualità.
In secondo luogo occorre insegnare ai giovani a valorizzare la sessualità come una dimensione tipica della persona, a sviluppare la capacità di prendere decisioni, a sapere controllare le pulsioni sessuali tipiche dell’età, a fortificare la propria identità attraverso il riconoscimento di sé stessi, a scoprire il dono della vita.
È importante inoltre consegnare ai giovani un’educazione sessuale che permetta di integrare armonicamente gli aspetti sociali, emozionali, fisici, intellettuali e spirituali; accompagnare i giovani nella scoperta che la vocazione dell’uomo consiste nella donazione sincera di sé e che la sessualità manifesta il suo significato più profondo quando è il dono che la persona fa di sé nell’amore.
Elena Ramilli
Ginecologa