Qualcosa che si è rotto si può aggiustare? Le ferite possono rendere più bella una superficie liscia? La filosofia giapponese Kintsugi insegna di sì, attraverso l’uso dell’oro che rende più preziosi oggetti che, senza la giusta sensibilità, andrebbero gettati via. “La ballata dei gusci infranti”, film in uscita il 31 marzo, si avvicina a questa visione, raccontando la ri-scoperta della bellezza anche a partire da situazioni di estrema difficoltà, come il sisma nel Centro Italia del 2016.
Simone Riccioni, attore e produttore del film con la società Linfa Crowd, spiega: «Ho creduto nella storia assieme alla regista Federica Biondi, tanto da voler produrre e distribuire il film, oltre a contribuire a scriverlo». La pellicola sarà disponibile solo nei cinema, in controtendenza con l’attuale distribuzione sulle piattaforme digitali: «Si tratta di una sfida, ma penso che la gente abbia voglia di uscire di casa per vedere qualcosa di bello».
Da dove è partita l’idea iniziale? «Volevamo mettere le persone in condizione di chiedersi che cosa fare davanti a situazioni di crisi», racconta Riccioni. «Io sono marchigiano e nel sisma del 2016 ho perso la casa dei miei nonni a Castel Raimondo e da quell’evento volevo far vedere come le persone possano far rifiorire un messaggio di speranza unendo le forze per ripartire». Ecco che l’uovo diventa la metafora della vita stessa, fragile e preziosa, ma che può diventare qualcosa di diverso una volta infranta, anche più bello di come sembrava in precedenza, se si riesce a trasformare la rottura in rinascita.
Il film narra quattro storie ambientate ai piedi dei Monti Sibillini, nel cuore dell’Italia centrale colpita dal terremoto del 2016, dove si alternano una coppia matura che cerca di organizzare una rappresentazione teatrale del Paradiso dantesco (Lina Sastri e Giorgio Colangeli), due giovani che aspettano un figlio (Caterina Shulha e Simone Riccioni), una donna rimasta sola con una fattoria da mandare avanti e i suoi animali da seguire (Paola Lavini) e un sacerdote straniero che fatica a integrarsi nella comunità (Miloud Mourad Benamara).
Filo conduttore fra tutte le storie è la figura di Jacopo, il matto del posto, interpretato da Samuele Sbrighi, che vive in mezzo alla natura, attraversandola sempre a piedi con una costante citazione di versi di Dante. La figura emblematica di Jacopo, che riesce a vedere il bello nelle cose, attraverso la poesia dantesca, leitmotiv dell’intero film, pone il quesito su chi sia veramente matto: chi riesce trovare lo spirito per andare avanti sempre o chi non trova la motivazione per fare qualcosa con i propri gusci infranti?
«Dentro ognuno di noi c’è un po’ di pazzia» aggiunge Simone. «Ci si aggrappa a quel qualcosa e si cerca di tirarlo fuori soprattutto nei momenti difficili». Bisogna quindi imparare ad essere un po’ folli per fare del proprio meglio tutti i giorni per vivere bene, il film vuole essere un ricordo del desiderio di ricostruzione dimostrato dalle popolazioni del centro Italia a seguito del sisma. «Riuscire in questa nostra vita a fare qualcosa di bello e buono nei confronti degli altri – conclude Simone – lo abbiamo trovato un bel messaggio».
Il film verrà distribuito in varie sale a partire dal 31 marzo 2022. Il 1° aprile, alla presenza di alcuni attori del cast, alle 20.45 si svolgerà la prima in Veneto, presso l’Uci Cinemas di Marcon. L’iniziativa è promossa e sostenuta dagli uffici diocesani della pastorale giovanile, familiare, universitaria e dall’ufficio Evangelizzazione e Catechesi. Si potrà prenotare al seguente indirizzo il proprio posto in sala: https://www.ucicinemas.it/film/2022/la-ballata-dei-gusci-infranti/?cid=45
Massimiliano Moschin