Il vero leader? Non è impeccabile. Può fallire, esattamente com’è successo ad Ulisse nel corso delle vicende che hanno preceduto il suo ritorno in patria.
Basti pensare che l’eroe dell’Odissea, pur vantando nel proprio “curriculum” una lunga serie di esperienze positive, rientra ad Itaca solo. Senza compagni, privo di risorse, rivelandosi dunque in ogni suo limite.
Un episodio su tutti, quello in cui si racconta un Odisseo distratto, che non si accorge delle bacche mangiate dai propri compagni di viaggio nonostante gli fosse stato raccomandato di fare attenzione. «Se i criteri con cui giudichiamo una leadership si basano sulla capacità di cambiare il destino delle cose e sul riuscire ad essere ricordati nel tempo, allora Ulisse non può che rappresentare l’esempio del massimo leader possibile».
Il veneziano Enrico Cerni, autore insieme a Giuseppe Zollo del nuovo libro “Ulisse, parola di leader” (ed. Marsilio), non ha alcun dubbio. E chiarisce come l’eroe «dalla mente colorata», la cui storia continua ad essere tramandata ancora oggi, abbia tanto da insegnare. Perché è proprio grazie all’intelligenza che lo contraddistingue, a quel suo pensiero acuto che lo salva in più di un’occasione, che riesce ad essere un leader «situazionale. Che sa cioè valutare di volta in volta quando agire o essere prudente».
Ecco allora che in quest’ottica ciascuno di noi può diventare protagonista di una leadership, pur con le proprie fragilità. Purché abbia «un obiettivo da perseguire nel lungo periodo e sia una persona coraggiosa, illuminata».
L’importante è «lasciare una traccia, saper stare nei diversi contesti ed adattare linguaggio e comportamenti in base alle persone con cui ci si confronta». Proprio come Ulisse. Personaggio al centro di un titolo emblematico, che ben delinea il contenuto della neo pubblicazione di Cerni e Zollo, docente all’Università degli Studi di Napoli. Entrambi membri del Complexity Institute, la loro collaborazione («che è stata utile e divertente, fatta di una lunga telefonata serale ogni quindici giorni») è nata da una stima reciproca.
«L’idea di questo testo, suddiviso in 24 capitoli proprio come i libri dell’Odissea, è nata tre anni fa», spiega Cerni, raccontando di aver ripercorso il celebre poema omerico proprio in chiave di leadership. Cercando di cogliere – attraverso un linguaggio spesso brioso ed ironico (ad esempio l’isola di Ogigia viene definita dall’autore “il miglior luogo in cui si possa lavorare”) – quei personaggi che rivelassero delle capacità di convincimento legate al parlare, al trascinare gli altri.
E se Zollo mette in luce determinati passaggi attraverso una serie di note, la conclusione di ogni capitolo rimanda ai libri di altri autori. Come in una sorta di richiamo a ciò che ha delle connessioni con quanto esplicitato. Alla prefazione di Alberto F. De Toni si aggiungono poi una premessa, caratterizzata da un rapido ricordo dei vari personaggi, e una conclusione.
«Il vero leader? È quello che si dimostra in tutta la sua umanità. E noi abbiamo cercato di dimostrarlo. Ulisse, attraverso la parola, la rivela costantemente e sa accoglierla». In perfetta contrapposizione con il ciclope Polifemo, descritto da Cerni come un soggetto incapace di tessere relazioni di valore e di lavorare in team d’eccellenza. Ma nel testo l’accento viene posto anche su quelle figure femminili che hanno saputo distinguersi proprio per le loro abilità da leader.
«I poemi omerici sono maschili e maschilisti, per certi versi. Eppure – continua Cerni – vi sono donne meravigliose. A noi piace molto Nausicaa, esempio massimo di leadership accogliente. Non ha paura dello straniero, lo guida, lo indirizza. Ecco, Nausicaa può rappresentare davvero il modello di una leader giovane, donna, capace di aiutare il prossimo. E di far andare la storia come lei ha voluto».
Marta Gasparon