«L’Europa e la nostra cultura hanno un’anima da ritrovare così da recuperare ciò per cui vale realmente la pena di vivere»: è l’analisi proposta dal Patriarca Francesco intervenuto, nella mattinata di giovedì 30 maggio, al secondo incontro del percorso “Culturae. Piccoli laboratori di democrazia”, progetto per le Consulte studentesche del Veneto organizzato dalla Fondazione Marcianum di Venezia.
Il punto di partenza, secondo il Patriarca, sta nel guardare in faccia l’identikit dell’uomo di oggi, in un’epoca che ha perso di vista i punti fermi su cui il mondo si è retto per secoli: «Oggi l’uomo viene considerato come un essere solo culturale, ossia plasmato totalmente dalla storia e nella storia; è risultato del divenuto, un super uomo, in totale autonomia, norma a sé».
Nell’attuale contesto è decisivo, prosegue mons. Moraglia, «ritrovare e ridarsi un’“anima”, ossia avere una “visione” a partire da un’etica che sia fondata e condivisa. Qui filosofia e ragione sono determinanti».
E se questo è l’obiettivo, allora le religioni tornano ad avere un ruolo: quello di favorire un equilibrio, evitando le vertigini dell’individualismo che va a braccetto con la tecno-scienza: «Qui le religioni, in dialogo fra loro e con le culture – in un contesto di vera laicità (non laicismo!) -, hanno un ruolo essenziale e possono dare un reale contributo. Esse aiutano la ragione a rimanere fedele a sé, ovvero essere una facoltà consapevole dei propri limiti e però anche delle proprie risorse. Come anche la ragione aiuta la religione a con cadere nel confessionalismo».
Uno spazio specifico si apre a questo punto anche per il credente cristiano: «Consiste nel dare un’anima al nostro tempo. Il che vuol dire – nel rispetto della laicità – esprimere una fede amica della ragione che sa testimoniare e vivere principi e valori che vanno oltre la politica e la fondano, ricordando allo Stato e ad ogni potere (economico, finanziario, tecno-scientifico, mediatico e non solo questi) che non sono la sorgente dei principi e dei valori. Sì, la Chiesa può suscitare e stimolare fruttuosamente tale dialogo». (G.M.)