«Assieme camminavano, mano nella mano; poi un giorno arrivò la cartolina e tutto cambiò. In branda la sognava di averla accanto come un angelo in bianco. A mezzanotte suonava l’allarmi e al confine gli tocca di andare e sotto la mitraglia gli tocca avanzare e quel sogno d’amore si infranse per sempre».
E’ il testo di una canzone alpina. E chissà quanti, tra quei giovani – che nel giugno del 1917 lì sull’Ortigara e sui fronti della guerra impietosa e crudele che sconvolse il mondo intero – avevano lo stesso sentimento.
Ogni sasso, anfratto, avvallamento, buca, racconta una storia terribile, un massacro ove quasi trentamila italiani e austro-ungarici persero la vita in appena 19 giorni e in 2000 metri di brulla pietraia sull’Ortigara, non a caso chiamato il calvario degli alpini e non solo, ma anche bersaglieri, artiglieri, soldati di tutte le armi.
La salita al Cippo italiano sull’Ortigara (giro A) e alla Cima Caldiera (giro B) attraversando l’area monumentale e sacra agli alpini, sapientemente sistemata dall’Ecomuseo della Grande Guerra, i quasi sessanta escursionisti l’affrontano pressoché in silenzio, sapendo di essere in un vasto cimitero di guerra.
L’escursione, organizzata dal Coordinamento Mestre Montagne ha visto la partecipazione dei soci del Club Alpino Italiano, Trekking Italia, Giovane Montagna e Polisportiva Arcobaleno di Trivignano, suddivisi in due gruppi. Quello guidato da soci Cai, è salito al monte Ortigara (quota 2015 metri) attraversando il Pozzo della Scala, luogo ove gli alpini si concentravano prima dell’assalto; l’altro, guidato da un socio della GM e TI, è salito a Cima Caldiera (quota 2124) percorrendo le trincee italiane.
Entrambi i gruppi hanno osservato un momento di raccoglimento mentre i tuoni dell’imminente temporale si avvicinavano. Prima di lasciare Cima Caldiera e scendere al rifugio Cecchin al Lozze, i presenti hanno recitato la preghiera, proposta dalla Giovane Montagna, associazione di ispirazione cattolica, chiedendo al “Signore di ricordare gli amici scomparsi e chi ha chiuso la giornata terrena sui monti”, rendendo omaggio quindi anche a tutti quei soldati che non tornarono a casa.
La giornata di montagna si è conclusa al rifugio G. Cecchin (medaglia d’oro al valor Militare), gestito dall’ANA di Marostica, con una bella bicchierata. Il temporale che si era annunciato più volte, stufo di aspettare, ha colto tutti sulla via del ritorno con un vento impetuoso, ma ormai era si era già all’interno del pullman.
Alberto Miggiani