Inizia il ciclo di incontri organizzato dal laboratorio di ricerca di Letteratura greca dell’Università Ca’ Foscari Venezia, Aletheia, diretto da Alberto Camerotto: “Troia brucia: Gli archetipi di Omero nelle città e nei musei per interpretare il male della guerra”. Il laboratorio sperimenta nelle città e nelle istituzioni dei Musei archeologici nuove dimensioni per la coscienza civile e la memoria collettiva delle nostre società.
Le discussioni si aprono il 3 marzo, nella mattinata dalle ore 9 al Museo Archeologico Nazionale di Venezia in Piazza San Marco, davanti alle statue dei Galati. Si vedono le ferite, si sente lo spasmo della morte: il dolore della guerra è sconfitta e sofferenza per tutti, non ci sono vincitori e vinti. L’argomento del primo incontro tra i monumenti sarà La morte negli occhi. Accanto la lezione dell’archeologo Luigi Sperti (Ca’ Foscari Venezia) sui significati delle statue e dei rilievi tra la figura di Ulisse e la battaglia alle navi dell’Iliade ealtri interventi di filologi e archeologi.
L’azione continua con Le donne e la caduta della città a Vicenza nella giornata dell’8 marzo, al mattino dalle 10 alle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari e al pomeriggio dalle 14.30 al Museo Naturalstico e Archeologico di Santa Corona. Nella prima parte nel Salone di Apollo, tra i fregi dell’Iliade, interviene Blaz Zavel, studioso dell’Università di Lubiana che ad Harvard si è occupato delle ricerche di Milman Parry sulle tradizioni epiche orali tra Omero e i guslari della Bosnia. Nella seconda parte, al Museo Archeologico, intervengono tutte le parole al femminile contro la guerra. Le donne sono le vittime, le prede e il trofeo da ostentare.Vedono morire i loro sposi, i loro padri, i loro figli. Per diventare vittime dello stupro e della violenza. Umiliate e schiave. Ma sono anche memoria del dolore, della ferocia, che qualche volta riesce a diventare testimonianza e azione.
Il terzo appuntamento, Il lupo, ovvero del nemico, sarà il 16 marzo dalle ore 10 alle 14 al Museo Archeologico Nazionale di Adria. Introduce l’archeologa Giovanna Gambacurta (Ca’ Foscari Venezia) a spiegare il simbolo del lupo per rappresentare il nemico nella cultura venetica. Da questo spunto l’immagine del lupo diventa il paradigma per indagare sulle categorie che servono a definire il nemico, dalla demonizzazione e dalle mistificazioni della propaganda al riconoscimento dei valori comuni.