Don Maurizio Girolami è il nuovo Preside della Facoltà teologica del Triveneto. Il Dicastero per la Cultura e l’Educazione lo ha nominato per il quadriennio 2024-2028. Il primo settembre don Girolami succede a don Andrea Toniolo, giunto al termine del suo mandato.
Don Maurizio Girolami, 52 anni, presbitero della Diocesi di Concordia-Pordenone, ha conseguito la licenza in Scienze bibliche al Pontificio Istituto Biblico di Roma; il diploma di magistero in Scienze per la formazione all’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana di Roma; il diploma di archivista presso la Scuola vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica; il dottorato in Teologia e Scienze patristiche all’Istituto Patristico Augustinianum di Roma.
Dal 2013 insegna Patristica al ciclo istituzionale della Facoltà teologica del Triveneto, dove dal 2021 è titolare di cattedra come docente stabile straordinario nella sede di Padova e dal 2024 è docente congiunto con lo Studio teologico “Card. Celso Costantini” di Concordia-Pordenone. Insegna inoltre all’Istituto di Studi ecumenici di Venezia; è docente invitato di Ermeneutica e Teologia del Nuovo Testamento allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.
È vicepreside (dal 2023) e direttore della Biblioteca (dal 2021) della Facoltà teologica del Triveneto. Dal 2023 è vicepresidente dell’Associazione Biblica Italiana.
«Mi piace pensare alla vita della Facoltà – spiega – come l’Antiochia di Siria dalla quale Paolo partiva e ritornava dai suoi viaggi per pensare e raccogliere i frutti della sua missione; anche la nostra istituzione vuole e può essere un’edizione rinnovata di quel laboratorio apostolico che sa rinfrancare, motivare e far ripartire la missione di aprire l’intelligenza e la vita delle persone alla luce del vangelo».
«Per descrivere le dimensioni fondamentali e le finalità caratteristiche della Facoltà – continua – faccio mie le parole che accompagnano il cammino della chiesa universale verso la seconda sessione del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità: la Facoltà esprime e realizza, in maniera propria, la comunione, la partecipazione e la missione della chiesa».
Partiamo dalla comunione, dunque…
Nata dalla volontà dei quindici vescovi del Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige, ritengo che oggi la Facoltà sia non solo una realtà accademica che offre il suo specifico contributo alla ricerca universitaria, ma anche un laboratorio di vita ecclesiale, capace non solo di incidere nella vita delle nostre Chiese, ma anche di diventare promotrice di rinnovamento sociale. L’impegno formativo di docenti e studenti è opera di comunione, perché lo studio della teologia è un gettare ponti nel tempo e nello spazio per conoscere meglio i cammini di fede di donne e uomini che prima di noi, accanto o lontano da noi, hanno imparato a seguire Cristo.
Lo studio della teologia è anche uno spazio di partecipazione?
È partecipazione innanzitutto come voglia di esserci e di stare nella storia e nella vita delle persone in questo nostro tempo; in modo particolare, lo studio della teologia è uno spazio perché i giovani, che si affacciano alla vita con i loro desideri, mettano a frutto il dono dell’intelligenza ricevuta per dare un senso pieno alla storia personale in un contesto di legami ecclesiali che valorizzano il dono di ciascuno. Studiare teologia non significa solo accostare la Bibbia e i documenti della fede cattolica, ma volgersi alla vita delle persone nella loro concretezza.
E in ambito ecclesiale?
La Facoltà vuole partecipare in modo sempre più intenso alla vita delle nostre Chiese locali, perché è per esse che esiste: i progetti di ricerca che in questi anni si sono avviati, e quelli che verranno aperti nel prossimo futuro, vogliono essere un luogo di riflessione sulla vita delle comunità cristiane, perché si possa pensare la fede con ogni intelligenza possibile, in un continuo dialogo con il tesoro della tradizione e in una inesausta ricerca di sapienza nei molti ambiti in cui si spiega la storia umana. Lo studio della teologia non è un tempo dedicato a una qualche teoria da applicare alla prassi, ma – ben radicati alla fonte della rivelazione e guidati da acuto spirito critico – un imparare modelli e criteri per capire, per discernere e per agire, affinché ogni generazione possa vivere la gioia del vangelo dando il proprio specifico apporto a creare un mondo più giusto e fraterno.
Qual è la missione della Facoltà?
«Mi piace paragonarla alla scalata di una montagna molto alta, la cui vetta è raggiungibile almeno da tre versanti diversi: l’insegnamento, che è come un sentiero battuto e sicuro, grazie al quale si impara a misurare le proprie forze, a essere attenti a chi cammina con noi, a imparare a desiderare la meta; la ricerca, che è come un sentiero poco battuto, una via intravvista, ma ancora poco segnata. Il terzo sentiero, non meno importante, è quello che resta più esposto ai dirupi ma anche ai panorami più mozzafiato: è quello dei progetti di ricerca, con i quali i professori attivano percorsi di approfondimento su temi ecclesiali e di attualità sociale per darsi un metodo di pensiero e, così, poter offrire alla chiesa e alla società strumenti più adatti per affrontare e risolvere i problemi del nostro tempo.