Si potrebbe descrivere come un focus green a 360 gradi che partirà dall’ecologia integrale e gli nuovi stili di vita per toccare tutte le tematiche attuali: dallo stato del Pianeta alla sostenibilità in tempi di Covid 19 senza dimenticare le sfide educative e della comunicazione e i movimenti giovanili.
Lo IUSVE, in occasione della Giornata della Terra e nel contesto del progetto triennale di «Ecologia integrale e nuovi stili di vita» ha organizzato il convegno «Land’s End: per la cura della casa comune». Ad intervenire all’incontro che si terrà mercoledìl 21 e giovedì 22 aprile su Zoom (info sul sito: https://www.iusve.it/lands-end) saranno personaggi di rilievo accademico nazionale a partire Mauro Mantovani, Magnifico Rettore dell’Università Pontificia Salesiana di Roma ma anche docenti di molte altre università italiane (da Bologna a Torino passando per Verona, Bressanone, Milano, Genova e Pisa) ed esperti del mondo delle ONG o delle ricerche di mercato da Michele Candotti, chief staff UNDP, Agenzia ONU per lo sviluppo, New York passando per Nando Pagnoncelli, Presidente Ipsos Italia e Filippo Ivardi, Missionario comboniano, direttore di “Nigrizia”.
Il convegno prende le mosse dai capitoli I e III della Laudato si’ di Papa Francesco (“Quello che sta accadendo alla nostra casa” e “La radice umana della crisi ecologica”), per articolare una riflessione che intende interpretare gli stili di vita secondo quattro grandi aree di osservazione: lo stato del pianeta, antropocentrismo e potere, tecnologia e tecnocrazia, prospettive. La logica è quella del “vedere”, cui seguiranno, nei prossimi due anni accademici, il “giudicare” (i criteri di giudizio per un’ecologia integrale, con riferimento ai capitoli II e IV) e l’“agire” (le prospettive di cambiamento, con riferimento ai capitoli V e VI).
La direzione scientifica del convegno ha visto impegnati due vice direttori di IUSVE, Michele Marchetto e Lorenzo Biagi. «La «Land’s End» del titolo evoca l’ultimo lembo di terra dell’Inghilterra sud-occidentale che si protende sull’Atlantico – spiega Marchetto – una Finis Terrae fra le molte che costellano l’Europa. È un limite non solo geografico, ma anche geologico e antropologico: potrebbe essere la fine della vita del pianeta e dell’uomo. Eppure da quella Land’s End si contempla l’infinito, si immaginano mondi, si progettano viaggi, si costruisce un futuro. Ma non c’è contemplazione senza “cura”; non ci potrà essere futuro senza la “cura” per ciò gli esseri umani hanno in “comune”, la “casa” come “dono” di cui godere insieme».