“Se mi dici Natale – inizia Carlo – io penso subito a quelli trascorsi da bambino dalla zia Anna, tra cugini. Ricordo il tavolone, la terrazza da cui esplodevamo i botti…”. “Che poi sarebbe anche mia zia – interviene Giorgio – e c’ero anche io tra quei cugini. Ma non mi ricordo di lui perché io sono molto più giovane”.
Impossibile non divertirsi anche in una conversazione seria con i comici muranesi Carlo D’Alpaos e Giorgio Pustetto, in arte “Carlo&Giorgio”.
Nemmeno nel ricordare con un po’ di nostalgia il Natale passato, perché i due, cugini nella realtà, erano insieme anche allora e vien facile immaginarli fin da piccoli alle prese con gag e spettacoli domestici. “A dir la verità – spiegano – abbiamo iniziato ad “animare” le feste di famiglia quando eravamo un po’ più grandi. Soprattutto compleanni e ricorrenze varie diventavano tutte occasioni di stare insieme e divertirci; con il tempo abbiamo raccolto molto per i nostri spettacoli dalle espressioni tipiche di alcuni familiari, soprattutto delle nostre mamme. Ma ricordiamo con affetto anche il nonno, seduto a capotavola, e quella volta che quel grande tacchino diventò nei suoi racconti uno struzzo. Amava ingigantire le cose”.
“Io ricordo il grande disagio – dice Giorgio – di doversi vestire bene per andare a salutare i parenti. ho sempre odiato fin da bambino il dover andare a Venezia a fare spese. Per non parlare della recita di Natale alla scuola delle suore: un anno dovetti interpretare l’araldo armato di pergamena e soprattutto di tubolari. Quanta tristezza”.
“Mia mamma – aggiunge Carlo – ha sempre addobbato molto la casa: ricordo l’albero, il presepe, le tende, le luci…”. “Perché casa mia invece era completamente spoglia? – ironizza Giorgio – era una gara al rilancio, a chi aveva il ramo di pino più grosso alla porta”.
Residenti entrambi da diversi anni nella terraferma approfittano oggi delle festività per tornare nella loro isola di origine, Murano, e festeggiare in famiglia. “Una cosa che da quando vivo a Mestre ho sempre amato fare in occasione del Natale – racconta Carlo – è quella di raggiungere Fondamente Nove percorrendo a piedi la Strada Nova. E’ sempre stata un’occasione di incontrare tanti amici e conoscenti veneziani, salutarsi, scambiarsi gli auguri. Si faceva sempre fatica a sganciarsi mentre a casa ti aspettavano spazientiti per buttare il risotto. Ma negli ultimi anni mi capita sempre più spesso di percorrerla tutta senza incontrare nemmeno un veneziano. E mi sento straniero nella mia città”.
“Dopo questo siparietto triste direi che è giunto il momento anche per me di una confessione – interviene Giorgio – io ho un sogno nel mio cuore: vivere un “bianco Natale”, un Natale sulla neve, in montagna, col caminetto acceso e tutto il resto. Non l’ho mai vissuto. Perché avere la casa in montagna “costa schei”. E allora pensavo di fare un appello perché qualcuno mi inviti nella sua casa di montagna per coronare questo sogno. Magari prima che la Marmolada si sciolga del tutto…”.
I due comici, reduci da una intensa stagione teatrale 2019, si godono qualche giorno di riposo prima della ripresa degli spettacoli del 2020: porteranno in scena uno degli spettacoli più apprezzati dal pubblico “Il Gioco dell’Oca”, con tutti i loro celebri personaggi. Tra le varie date anche a Castelfranco Veneto l’1 e 2 febbraio e all’interno della Rassegna Comix del Teatro Toniolo di Mestre il 20-21-22 e 23 febbraio. In calendario anche il nuovo spettacolo “Temporary Show” che, dopo il fortunato esito al Teatro Nuovo di Milano, arriverà a Este il 19 febbraio, a San Giovanni Lupatoto (VR) il 13 marzo e al Teatro Stabile del Veneto di Treviso “Mario del Monaco” l’8 aprile.
Ma il 2020 sarà anche un anno di festeggiamenti perché ricorrono i 25 anni di carriera: “Stiamo preparando una sorpresa. Ci aspetta un anno scoppiettante e non vediamo l’ora di ripartire. Ma non prima di aver concluso l’intervista con quella stessa frase che doveva concludere ogni Natale quando la zia Anna, temendo che avessimo mangiato troppo, ci raccomandava: “Mòlite quela singia che ti xé siegà in dò” (traduzione: Slacciati la cintura che ti stai segando in due)”.
Francesca Bellemo