Otto anni, 252.288.000 secondi per cambiare vita. Abdelaaziz Aamri, detenuto marocchino arrivato o scontare nel carcere di Trento metà della sua pena per spaccio e sequestro di persona, sta provando a rinascere.
“Mai più qui – La forza di ricominciare” è la raccolta di venticinque racconti che Aziz ha scritto durante le notti di detenzione. Parlano della sua infanzia, l’incontro di chi per alcune caramelle in cambio lo ha spinto a spacciare la droga e l’arrivo in carcere, fino alla rinascita, il riavvicinamento con la sua famiglia e il perdono.
Tra i racconti anche quello di padre Fabrizio Forti, sacerdote mancato inaspettatamente, che per i detenuti era un fratello e un amico, a cui il libro è dedicato. I racconti, che Aziz ha finanziato personalmente con i soldi guadagnati facendo dei lavori in carcere, sono stati presentati questa mattina nell’aula magna dell’Accademia di Belle Arti. Il libro, che fa parte del Progetto Aziz, promosso dall’Associazione “Venezia: Pesce di pace” di cui è responsabile la giornalista Nadia De Lazzari, è selezionato per il Festival dello sviluppo sostenibile.
Fruttuosa la collaborazione con l’Accademia che per la giornata ha ospitato la mostra “Le parole e le immagini” con le incisioni, i disegni e gli oli su tela realizzati da studenti e docenti di Venezia e Tunisi per illustrare i racconti. «Un’esperienza per gli studenti non solo di crescita artistica ma anche civica. Un luogo lontano come il carcere è diventato vicino», ha sottolineato la presidente dell’Accademia Luana Zanella.
«Le opere realizzate vogliono tradurre in materia le memorie del carcere, trasformando il dolore in segno, colore e passione. L’Accademia infatti non è un contenitore a parte ma deve essere in contatto e a disposizione della realtà che la circonda» ha detto invece il direttore Giuseppe La Bruna.
Presente anche la console del Marocco, Almina Selmane: «Aziz deve essere d’esempio di rinascita per tutti gli altri detenuti. Dobbiamo aiutare le persone che hanno scelto la strada sbagliata» ha detto, sottolineando il valore del progetto e ringraziando Nadia De Lazzari. È stata lei infatti a credere in Aziz fin dall’inizio, da quando lo coinvolse nella traduzione delle frasi scritte in arabo dai bambini aderenti al progetto “Disegni a sei mani”.
All’epoca Aziz non conosceva ancora l’italiano; poi, scoprendo il linguaggio dei bambini, ha deciso di voler imparare la lingua e prendere il diploma di terza media. Infine l’idea di scrivere il libro. «Quando gli ho detto che i suoi racconti sarebbero stati illustrati si è profondamente commosso», racconta De Lazzari: «Ieri ho ricevuto la telefonata del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, si è complimentato e ci ha spronato ad andare avanti».
A sostenere il progetto anche il Presidente della Comunità Religiosa Islamica Imam Yahya Pallavicini, il Rabbino Capo di Venezia Scialom Bahbout e l’Arcivescovo di Trento Lauro Tisi.
Francesca Catalano
Francesca Catalano