Ad Altino nel primo secolo dopo Cristo si lavoravano i metalli: questa è la nuova scoperta avvenuta nell’area accanto alla grande cloaca, una infrastruttura sotterranea scoperta nel 2022
Gli scavi sono ripresi grazie a un finanziamento erogato per la prima volta da parte del Ministero della cultura, in particolare della Direzione generale Musei, e destinato proprio a campagne di scavo nei parchi archeologici nazionali (svolti oggi ad Altino dalla SAP Società archeologica). Il Museo archeologico e l’area archeologica di Altino inoltre sono infatti ufficialmente diventati un Parco archeologico.
Sarà un «museo all’aperto», che unirà dunque la parte attualmente contenuta nel Museo archeologico con quella degli scavi, in un unico percorso più fruibile al pubblico che racconterà la storia di un luogo e del suo paesaggio in tutti i suoi aspetti.
Il Parco archeologico di Altino è inoltre stato inserito nel nuovo istituto dotato di autonomia speciale denominato «Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna», che comprende anche il Museo archeologico nazionale di Venezia, il Museo di Palazzo Grimani, il futuro Museo archeologico nazionale della laguna di Venezia sull’isola del Lazzaretto vecchio. Il nuovo istituto è diretto da Marianna Bressan.
Gli scavi archeologici in corso sono visitabili durante gli appuntamenti di «scavi aperti» (prenotazioni 0422.789443 e drm-ven.museoaltino@cultura.gov.it), il prossimo sarà: giovedì 21 novembre alle 15.30
Il Parco archeologico sta collaborando con l’Università di Padova (e in particolare con la prof. Rita Deiana) che si occupa di fare prospezioni geofisiche mirate all’apertura dei saggi di scavo ovvero indagini che non prevedono scavi ma attraverso impulsi elettrici o magnetici inviati nel sottosuolo restituiscono una sorta di radiografia di quello che c’è sotto.
Le precedenti scoperte sono le seguenti.
La cloaca
La cloaca scoperta nel 2022 è un’infrastruttura sotterranea del quartiere urbano conservato nell’area archeologica del decumano. Questo quartiere fu uno dei primi a essere scoperto dell’Altino romana, negli anni Sessanta. Nel 2022, nell’ambito del progetto tutt’ora in corso, si è presentata l’occasione di riprendere a scavare. Durante gli scavi è emerso il corpo di un imponente manufatto che serviva allo smaltimento idrico che ha permesso di raccontare i dettagli della vita quotidiana degli abitanti della zona. Questo ultimo scavo è avvenuto su un’area mai indagata prima.
I reperti
I reperti più interessanti ritrovati nella cloaca sono esposti nella mostra «Modus vivendi» inaugurata a maggio 2023 e ancora visibile al museo. Nella mostra si possono vedere recipienti di vetro di colori vivaci, suppellettili di ceramica decorata che facevano parte dell’arredo della casa ma anche un raro balsamario blu con inserti in foglia d’oro che serviva a contenere profumi o unguenti per la cura del corpo (in tutto l’Impero romano se ne conoscono soltanto nove di simili). Dall’allestimento facevano capolino tre coppette decorate che vivacizzavano la tavola imbandita e le lucerne, piccole lampade portatili ma anche gli oggetti «preziosi», perle in pasta di quarzo, a forma di melone, che facevano parte di collane di uso quotidiano o l’ago, anch’esso di osso, che era una forcina per capelli.
Accessibilità
Il Museo è già privo di barriere architettoniche, la Mostra «Antenati altinati» è stata allestita con la collaborazione dell’UICI di Venezia e comprende un percorso tattile delle sculture esposte, il Museo offre periodicamente visite accompagnate tattili per persone con disabilità visive e in lingua LIS per persone sorde. Il tema dell’accessibilità è e sarà pervasivo di tutte le strutture del Parco, comprese le due aree archeologiche.