I cinque ospedali dismessi e riaperti per l’emergenza Covid rimarranno allestiti. Gli ospedali Covid tornano a fare gli ospedali, ma i reparti di terapia intensiva creati in queste settimane non saranno smantellati.
«Adesso diamo un giro di chiave a tutto», afferma il presidente del Veneto, Luca Zaia, durante l’aggiornamento, nel girono di Pentecoste, dalla sede della Protezione civile a Marghera: «Ma se si ripresentasse il virus in ottobre, noi dobbiamo essere pronti e, con una telefonata e una spolverata, poter riaprire tutto».
È questa la logica di fondo del nuovo piano di sanità pubblica, in fase di redazione in questi giorni da parte degli esperti della Regione e che sarà terminato e reso pubblico nel giro di due settimane.
«Non ci possiamo permettere di fare errori, il prossimo giro», sottolinea Zaia, precisando che i 740 posti letto creati nei cinque ospedali riaperti (a Valdobbiadene, Monselice, Zevio, Bussolengo e Isola della Scala) non verranno toccati.
Andranno per un po’ in naftalina, con la speranza anzi di non doverli proprio usare più. Ma nella malaugurata ipotesi che la pandemia si ripresentasse, le strutture e le apparecchiature saranno pronte: «Non posso arrivare ad ottobre con una reinfezione e aver smantellato queste strutture».
E gli ospedali Covid? Villa Salus a Mestre, per esempio? «Tornano a fare gli ospedali, ma tutto quello che abbiamo allestito resta lì pronto. Di fatto smontiamo solo le terapie intensive “ingombranti”, allestite nelle sale operatorie, ma per il resto lasciamo tutto. Lasciamo come sono anche i reparti prima non usati dal punto di vista ospedaliero e riconvertiti per i malati di Coronavirus». (G.M.)