Veglia di preghiera, nella chiesa di S. Leopoldo a Favaro Veneto, alle ore 19 di giovedì 5 luglio. L’appuntamento è per pregare affinché ogni discriminazione e violenza, soprattutto nei confronti degli stranieri e dei migranti, venga a cadere.
Tutti i parroci del vicariato di Favaro-Altino hanno dato l’adesione, nella circostanza, sottoscrivendo una petizione che ha per primo firmatario mons. Giovanni Ricchiuti, Presidente Nazionale di Pax Christi Italia e vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti.
Il testo è il seguente: “E’ durante il tempo dell’alluvione che bisogna mettere in salvo la semente”.
Sollecitati da queste parole che abbiamo evocato attorno alla tomba di don Tonino Bello, profeta di pace e di accoglienza dei nostri giorni, anche noi sentiamo di non poter tacere di fronte ad affermazioni e scelte che minano le fondamenta della dignità umana e della convivenza civile.
Insieme ad altre voci che in queste ore si sono levate vogliamo anche noi esprimere la nostra indignazione perché in pochi giorni alcuni Ministri di questo governo hanno provocato un’alluvione di paure, risentimenti, odii e violenze che rischia di travolgere le coscienze di tutti noi:
la contrapposizione tra poveri italiani e stranieri, come falsa soluzione di fronte al fenomeno della povertà;
la chiusura dei porti come scelta ipocrita di fronte al dramma di tante persone;
il linguaggio violento e mistificatorio (è finita la pacchia…) che alimenta un clima di crescente intolleranza e suscita comportamenti violenti, xenofobi, razzisti e omofobi.
il censimento dei rom, pratica incostituzionale che evoca tragicamente le leggi razziali di 80 anni fa;
la richiesta alla Nato per una alleanza difensiva nel Mediterraneo;
la vergognosa riduzione ad un problema meramente familiare dell’omicidio di Giulio Regeni, per privilegiare le convenienze economiche nei rapporti con l’Egitto;
la falsa illusione che la sicurezza personale sia legata sempre più al possesso ed all’uso senza regole delle armi; la solidarietà considerata un crimine, piuttosto che un valore da promuovere.
Ci auguriamo che si alzino molte altre voci indignate in ambito ecclesiale, nella società civile e nel mondo politico.
Noi non ci stiamo».