«Finanziamenti, autonomia nella gestione del personale e dell’organizzazione scolastica. Sul modello trentino. Puntiamo a una rivoluzione nel senso dell’autonomia, insomma». E’ l’obiettivo di Elena Donazzan, assessore regionale all’istruzione, alla formazione e al lavoro.
Una rivoluzione di cui è stato posato il primo mattone: la nuova legge sul Sistema educativo regionale, approvata il 23 marzo scorso da un Consiglio regionale schieratosi quasi unanime al voto: i sì sono stati 39, da quasi tutti i partiti, le astensioni 6 (Movimento 5 Stelle e Articolo 1 Mdp) e nessun voto contrario. Ma, appunto, è il primo mattone, la cui efficacia piena si avrà – secondo l’assessore Donazzan – solo una volta che si arriverà a una reale autonomia del Veneto.
Assessore, perché una nuova legge?
Perché bisognava dare rango istituzionale a ciò che già esisteva nel territorio.
La normativa precedente non aveva sufficiente dignità?
Era “spacchettata”. La nuova legge dà invece una visione ordinata e organica. In effetti non inventiamo nulla, ma si dà unitarietà al sistema educativo.
Per esempio?
Per esempio le scuole della formazione professionale: prima erano organismi o enti accreditati presso la Regione, ma non avevano titolarità di scuola. Come a dire che la formazione professionale è qualcosa di serie B. Invece così entrano e diventano un unico sistema con i licei e gli istituti tecnici.
Approvata la legge, mancano le delibere attuative: quando usciranno?
Sono 52 e le abbiamo già quasi tutte pronte. Chiudiamo il cerchio entro l’anno. La piena efficacia della legge l’avremo nell’anno scolastico 2018-19.
Ci sarà qualche soldo in più per la scuola in Veneto?
Ci sarà quando otterremo la piena autonomia.
Quindi dall’anno prossimo, con la legge in vigore, cosa succederà?
Che noi metteremo il sistema educativo nel piano triennale dei finanziamenti: gli daremo cioè un respiro triennale, più aperto di quello annuale. Ma è solo il primo tassello dell’autonomia nel campo dell’istruzione. Oggi possiamo cambiare alcune regole sulla base della Costituzione attuale, in particolare degli articoli 116 e 117, per i quali le Regioni possono chiedere spazi di autonomia. E’ dal 2010 che il Veneto ha chiesto maggiore autonomia proprio nell’istruzione. E ha proposto i costi standard, come per la sanità.
Nel caso della scuola, che cosa significa costo standard?
Costo standard vuol dire che devi avere dei livelli essenziali di prestazioni, il cui costo va calcolato. Per esempio: quando costa un ragazzo al liceo? E uno all’istituto tecnico o alla scuola professionale? Si calcola quel valore, tarato sulla Regione più efficiente in Italia, e quelle risorse si danno ad ogni Regione. La Regione poi le gestirà per le proprie esigenze.
Perché questo accada cosa manca?
Il referendum consultivo in Veneto, che si terrà entro ottobre 2017. Noi abbiamo chiesto che sia abbinato a una tornata elettorale, come le amministrative dell’11 giugno, per risparmiare; ma attendiamo ancora risposta. Poi, fatto il referendum e con un consenso politico forte, il presidente Zaia contratterà con i diversi ministeri. Quindi potrebbe essere che io, su delega del presidente, vada a contrattare con il ministro dell’Istruzione o del Lavoro.
Contrattazione vuol dire… contrattazione. Ovvero che se si riesce a convincere il ministro si ottiene, altrimenti no. Sarà così?
Certo, ma io sono ottimista. Noi abbiamo come riferimento la Provincia autonoma di Trento che, in tema di istruzione, ha contrattato per esempio i concorsi per i presidi e la gestione del personale o l’organizzazione scolastica. Esattamente quello che vogliamo ottenere anche noi in Veneto.
Ma lei quando prevede di applicare la piena autonomia alla scuola del Veneto?
Per la piena autonomia, anche di tipo finanziario, puntiamo al 2020, entro questa legislatura regionale. Ma forse siamo ottimisti: se ce la facessimo sarebbe da festeggiare.
Giorgio Malavasi