Il quartiere Zen di Palermo, uno spazio abitativo ristretto ma molto popolato (un chilometro quadrato per circa 35mila persone), con un numero ristretto di servizi a disposizione e una presenza istituzionale assai limitata. Una realtà complessa, nella quale le suore di Carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa (dette di Maria Bambina) conducono la propria missione ogni giorno, svolgendo – con l’associazione “Lievito” – attività di sostegno scolastico, di vicinanza alle mamme e alle famiglie in modo semplice ma efficace, e un’animazione di quartiere.
«Abbiamo la possibilità di entrare nei cortili delle case – spiega suor Anna Martini, moglianese classe 1959, impegnata in questo tipo di servizio dal 2000 al 2013 e dal 2017 ad oggi – dove organizziamo il Grest proprio sotto alle finestre. Mamma, papà o zia normalmente scendono e accompagnano il ragazzino da noi. E quest’anno comprenderemo nelle attività ludiche anche alcuni spazi della parrocchia, più ampi».
Una proposta nella quale saranno coinvolti anche quei giovani veneziani che decideranno di prendere parte ad un’esperienza di servizio gratuita estiva, sia in Italia che all’estero, grazie a Caritas.
Sette giorni a a Palermo o a Sarajevo, che verranno presentati al pubblico il prossimo 17 marzo a Venezia, nella Scuola dei Laneri, alle ore 18, da Daniele Bombardi, rappresentante di Caritas italiana in Bosnia e in Turchia, e da suor Anna Martini stessa.
«Si tratta di una settimana – illustra la religiosa, ricordando come la congregazione, con 4 suore lì attualmente presenti, abbia aperto le porte ai giovani dal 2000, ospitando almeno 3 gruppi all’anno – durante la quale viene innanzitutto offerto un momento formativo, a livello spirituale. Seguito da un approfondimento delle esperienze e tematiche più significative del territorio, come quella della legalità, del pizzo e di chi a quest’ultimo si è opposto, denunciando, o di coloro che hanno subìto delle perdite a causa di appalti ottenuti in modo onesto, e per questo non graditi alla mafia».
Il tutto ripercorrendo le vicende di alcune personalità di spessore, come padre Pino Puglisi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Peppino Impastato, e attraverso un percorso in città organizzato dall’associazione “Addio pizzo”, pronta a fornire una conoscenza del fenomeno. «In occasione di queste giornate estive la nostra casa viene aperta ad un’accoglienza familiare – continua la suora di Maria Bambina – permettendo ai ragazzi di stare a contatto con la nostra realtà».
Durante l’anno la congregazione utilizza, condividendoli con “Lievito”, dei locali in comodato d’uso, nel contesto di un quartiere complicato, ai margini della città e piuttosto chiuso in se stesso. Al suo interno vi sono due istituti comprensivi (dalla materna alle medie), un consultorio, una caserma dei carabinieri e dei vigili, qualche medico di base e un paio di farmacie. «Le problematiche più evidenti? Quella lavorativa, educativa e culturale, nonché legata all’abuso edilizio, senza considerare un’organizzazione criminale intensa, che gestisce traffico di stupefacenti e deposito di beni rubati. Forme d’aiuto che promuovano una socialità serena, oltre che luoghi d’aggregazione, ce ne sono ben pochi: sono solo due realtà ad offrire momenti d’attenzione verso i ragazzi del quartiere. I bambini non hanno grandi stimoli attorno a sé e si muovono in un ambiente esterno trascurato: sporco e invaso dall’immondizia, tra mobili, divani abbandonati e macchine bruciate».
Una missione importante, quella della congregazione, nell’ottica di «far emergere il positivo che c’è, pur nelle difficoltà. Perché vivere l’esperienza promossa da Caritas? L’incontro con una realtà diversa dalla propria e in fatica – conclude suor Anna – permette di eliminare qualche pregiudizio nei confronti del Sud, facendo comprendere che se dei problemi evidenti ci sono, è a causa di altrettante mancanze significative. Va poi sottolineato l’incontro con una realtà umana fatta di bambini, ragazzi e adulti capace di mettere in evidenza la bellezza della persona».
Marta Gasparon