«Penso di meritare una seconda possibilità, non ho mai fatto cose cattive e aiutare gli altri mi fa sentire bene».
Thomas è una della persone che vengono seguite dalla Caritas diocesana e dal Comune di Venezia. Vive in uno degli appartamenti comunali resi disponibili in co-abitazione con un progetto sperimentale, è seguito dal Serd per disintossicarsi dall’eroina, ha ripreso a lavorare ed è in graduatoria per un alloggio popolare. «Ho anche ripreso a suonare, la musica è sempre stata la mia passione, è lei che mi ha salvato la vita, assieme a tutte le persone e le strutture che hanno risposto al mio grido di aiuto».
Come è finita una persona come lui in strada? «Nel giro di sei anni sono rimasto da solo, tutti i miei famigliari sono morti. Nell’ultimo anno poi ho assistito mio padre infermo giorno e notte da solo, così ho dovuto smettere di lavorare – racconta – di formazione sono un operatore socio sanitario, non riuscivamo più a pagare l’affitto, poco dopo la sua morte ho ricevuto lo sfratto. Mi sono visto perso e ho fatto la sciocchezza di ricadere nel buco nero dell’eroina, che non usavo da decenni. Ho anche pensato di farla finita in qualche momento, ma avevo ancora fame di vita, così ho cercato una mano e l’ho trovata».
«Io – racconta Thomas – non avevo mai avuto bisogno di assistenza prima. Conoscevo i servizi sociali del Comune solo per il supporto che davano ai miei genitori che erano entrambi invalidi. Quando mi hanno sfrattato ho dormito nella sala prove dove suonavo, ma dalla richiesta che ho fatto dopo solo una settimana ho avuto accesso al dormitorio di Marghera. Non ero abituato a farmi aiutare, ma ho trovato una grande disponibilità, così mi sono fidato completamente, dando l’assenso che fra diversi servizi potessero prendermi in carico e fare un lavoro di équipe. Grazie a loro mi sto riprendendo la mia vita, sono tornato a lavorare dopo un mese e mezzo, ora ho un contratto e sono in graduatoria per una casa popolare».
«Dopo aver avuto parecchi brutti pensieri, anche di farla finita – conclude – ho tanta voglia di riscattarmi. Ho fatto i miei errori per cui ho pagato, ma non ho mai fatto del male a qualcuno e mi ritengo una buona persona: sono più di vent’anni che assisto anziani e disabili con il mio lavoro, fare del bene agli altri mi fa sentire felice. Sono anche in terapia al Serd con il metadone, voglio disintossicarmi completamente. Ho ripreso anche a suonare, continuo a fare rock in italiano e tra pochi giorni debutto con un nuovo gruppo. L’unica cosa che mi manca per essere felice è una compagna, ho voglia di ricevere e dare amore, vorrei trovare una persona con cui invecchiare al mio fianco. Consiglio a chi si è trovato in situazioni come la mia di non aver paura di farsi aiutare: da soli non si sta bene e se non si è fatto del male non bisogna aver paura o vergognarsi di chiedere un supporto».
Massimiliano Moschin