È arrivata nelle case di molti veneziani durante l’estate, inviata dalla Regione, la nuova tessera sanitaria, a sostituzione di quella scaduta. Ma a cosa serve davvero? E che dati contiene? La tessera sanitaria è, di fatto, un passepartout per accedere alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale: serve per prenotare esami e visite specialistiche nelle strutture pubbliche o convenzionate e può essere usata in farmacia per ottenere lo “scontrino parlante”, quello che consente di detrarre la spesa per i medicinali nella dichiarazione dei redditi. Sostituisce, inoltre, il codice fiscale e – paradosso vero, visti i danni provocati alla salute dal fumo – la si usa per comprare le sigarette nei distributori automatici dei tabaccai.
La storia clinica di ciascuno è nel Fse. Ma se un qualsiasi cittadino in ferie in un’altra regione, diversa da quella di residenza, si ammalasse o arrivasse incosciente in ospedale, un medico cosa potrebbe sapere di quella persona dalla tessera sanitaria? In realtà praticamente nulla perché a dire cose veramente utili sulla storia clinica di quel paziente è solo il fascicolo sanitario elettronico (Fse), che in Veneto si chiama Sanità Km Zero. E qui le cose si complicano. «La tessera sanitaria – spiega Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo e componente del Comitato Centrale della Federazione nazionale degli Ordini (Fnomceo) – contiene solo il codice fiscale e i dati anagrafici. Nel chip non c’è alcun dato sanitario dell’assistito, dati che risiedono invece nei sistemi centrali, che sono a carattere regionale».
Tessera sanitaria addio? La tessera sanitaria, inoltre, avrebbe un destino già scritto: «Sarà superata – aggiunge il medico – da sistemi nuovi, in sostanza dallo Spid, che diventerà sempre più il centro dell’identità digitale di ognuno» e che già serve per accedere al proprio fascicolo e, negli ultimi tempi, anche a scaricare il proprio green pass. Non più tessere in tasca, insomma, ma app e device personali. È il Fse, dunque, a contenere i dati e la storia clinica di ogni cittadino: le patologie di cui soffre, i farmaci che prende… Ma qui il meccanismo si inceppa. «Il fascicolo sanitario – sottolinea l’esponente Fnomceo – viene istituito a livello regionale: le diverse regioni, però, hanno piattaforme e software informatici diversi, che non dialogano tra loro. E questo è il limite più grosso. Stiamo, inoltre, lavorando affinché non sia più solo una raccolta di documenti in formato stampabile, ma un insieme di dati strutturati che possano essere utilizzati e gestiti dai sistemi più diversi. Questo è un terreno di necessaria evoluzione».
Troppi dati ammassati, inutili nell’urgenza. Succede, infatti, che anche le regioni che hanno un buon fascicolo sanitario, talvolta non lo organizzino bene «e se io vi accedo – dice il medico – rischio di trovare una massa di dati infinita, un’enciclopedia poco strutturata che nei casi di emergenza-urgenza diventa difficile da consultare». Punto primo, insomma: stabilire criteri omogenei per rendere fruibili i fascicoli tra le diverse regioni e fare in modo che le stesse regioni dialoghino tra loro, sotto il profilo informatico sanitario. Le buone notizie, però, ci sono. «La missione 6 del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza del Governo – spiega il dottor Marinoni – stanzia più di 15 miliardi e mezzo di euro per la sanità, di cui più della metà dedicati proprio all’innovazione e alla digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale. Se ben gestite, sono risorse che possono consentire passi avanti importanti su questo fronte».
La vera svolta digitale. Da tempo, poi, ben prima della pandemia, si sta lavorando per superare le distanze tra i diversi territori. «Al Ministero della Salute – spiega il dottor Marinoni – c’è una cabina di regia, di cui faccio parte per la Fnomceo, per il nuovo Nuovo Sistema Informativo Sanitario (Nsis), che ha lo scopo proprio di uniformare i sistemi regionali». La svolta digitale, insomma, potrebbe presto subire un’accelerazione. Si dice fiducioso il dottor Guido Marinoni. «Su questo tema – conclude – i progressi si vedono tutti i giorni. L’uso della tecnologia e dei device sta diventando ormai quotidiano e i finanziamenti ci sono. Sono moderatamente ottimista: mi aspetto grandi passi avanti in tempi brevi».
Chiara Semenzato