Serata di festa – tra bellezza, arte ed attualità – con il quotidiano Avvenire mercoledì sera a Jesolo Lido, prima con la messa presieduta dal Patriarca Francesco Moraglia nella chiesa parrocchiale di S. Maria Ausiliatrice (comunità guidata da don Lucio Cilia e da cui è nata l’iniziativa) e poi con l’evento all’aperto in Piazza Marconi. “Da Giotto a Lorenzetti. La tirannia e il buon governo” è stato il filo conduttore dell’incontro con il professor Roberto Filippetti impegnato ad evidenziare gli straordinari elementi rivelatori di tre capolavori del Trecento: il ciclo realizzato da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, la “Maestà” di Simone Martini e gli affreschi su “Allegoria ed effetti del buono e del cattivo governo” di Ambrogio Lorenzetti, queste ultime due opere conservate a Siena nel Palazzo Pubblico.
Nel dibattito coordinato dal giornalista Giovanni Gazzaneo (coordinatore del mensile “Luoghi dell’infinito”) è intervenuto il direttore di Avvenire Marco Tarquinio: «Il buon governo si costruisce con la concordia che non è solo tra forze politiche, ma tra i cittadini e i reggitori protempore della cosa pubblica, che non sono mai padroni della democrazia. Si deve mantenere un patto saldo con i cittadini perché la prima concordia è quella tra le attese delle gente e ciò che i politici realizzano a servizio delle persone. Il buon governo si costruisce col rispetto reciproco: la gente va servita dalla politica, non ci si serve mai della gente».
Le conclusioni della serata, seguita da alcune centinaia di persone (tra residenti e turisti), sono state affidate al Patriarca. «L’arte ci aiuta a cogliere la verità – ha osservato fissando l’attenzione sul tiranno raffigurato da Lorenzetti -. Il tiranno è dipinto strabico, non vede bene e non riesce a cogliere la realtà. Si è parlato di bene comune e bene proprio. Ecco, il tiranno pensa che lui può essere felice da solo, mentre vera felicità è capire che la mia felicità è parte della felicità degli altri». (A.P.)