Sono 445 i medici di base che, in Veneto, hanno aderito alla proposta della Regione e fanno il tampone rapido ai loro pazienti con sintomi e, perciò, con sospetta infezione da Covid-19.
In effetti bisognerebbe dire “solo” 445 medici, visto che i professionisti operanti nel territorio regionale sono circa 3700 e perciò gli aderenti sono più o meno il 12%.
«Se tutti i medici di base – osserva il presidente della Regione Luca Zaia – facessero il tampone rapido ed erogassero il servizio ai soli loro pazienti che hanno sintomi, saremmo a posto, non faremmo quasi più test altrove. Non è così e perciò rinnovo l’invito ai medici a rendersi disponibili; non do colpe a nessuno che finora non ha accolto l’invito, ma sottolineo l’importanza del servizio e ricordo che noi siamo a disposizione di chi accettasse, offrendo i tamponi gratuitamente».
Zaia fa il punto sulla situazione della diagnostica anti-Coronavirus. Uno dei punti che rimangono problematici è proprio questo: si potrebbe accrescere l’offerta – la Regione ha già acquistato e ha “in magazzino” mezzo milione di test rapidi – ma occorre trovare chi fa poi, in concreto, questi esami.