Bellezza è la parola che più di ogni altra sintetizza e incornicia la giornata di domenica 28 aprile, in cui il Santo Padre Francesco è venuto in visita alla città di Venezia. Bellezza come lo scenario lagunare attraverso il quale ci ha raggiunto, memoria e segno delle acque battesimali in cui la nostra vita è immersa, come lui stesso ha ricordato nell’omelia.
Bellezza come le centinaia di giovani festanti, raccolti in campo della Salute, per ascoltare la sua parola di padre.
Bellezza come signora piazza san Marco che ha spalancato le sue braccia per accoglierlo.
“Siete belli e fragili”, ha continuato a ripeterci, come quei tesori da custodire, di cui la stessa città di Venezia è un’immagine “splendida e delicata”. Per il Padre dei cieli non siamo profili digitali ma figli amati e guardarci a partire da Lui cambia tutto: questo uno dei pensieri regalati in Campo della Salute.
In una società ossessionata dal profitto, sedotta dal riscontro narcisistico, compromessa dalla sete di potere, il Papa ha avuto il coraggio di additare ai nostri giovani un’altra strada per essere felici: quella di una generatività che nasce dal dono gratuito di sé! «Essere creatori di bellezza e fare qualcosa che prima non c’era. Questa è la bellezza della gioventù, quando diventa maternità o paternità: fare una cosa che prima non c’era».
Ma quanto è difficile giocarsi in un amore così: ci vuole costanza, fiducia, perseveranza, come quella dei veneziani, esperti nel remare per andare lontano. Bisogna andare controcorrente: spegnere la tv e incontrare le persone! C’è qualcuno che su questa strada ci ha preceduto, facendosi modello di ogni giovane in cammino: Maria! Il Papa ci ha invitati a guardare a Lei, la donna del cammino e del servizio, che ha saputo “alzarsi e andare” prontamente incontro agli altri per testimoniare la gioia di un Incontro. Solo chi è innamorato ha la spinta per uscire da sé e farsi dono, solo innamorandoci della nostra vita e di ciò che siamo potremo alzarci “dai nostri divani” e iniziare ad amare gli altri.
Questo dinamismo dell’andare è risuonato anche nelle parole dell’omelia in piazza S. Marco dove a fare da sfondo c’era il Vangelo della vite e i tralci (Gv 15, 1-8). Quale immagine più bella per esprimere la nostra vita chiamata a fiorire e fecondare nell’amore?
La gratitudine allora si è fatta preghiera per quelle terre segnate dalla violenza e dalla morte: Haiti, Ucraina, Palestina; perché siamo tutti fratelli e Venezia lo sa bene per la sua vocazione storica all’inclusione e ospitalità.
Solo rimanendo uniti a Lui continueremo a camminare e crescere in un dono continuo di noi per rispondere alla Sua voce, di cui quella del Santo Padre si è fatta eco, che continua a ripeterci: “Alzati e Vai!”
Suor Giulia Iuso