«Preghiamo tutti insieme per la pace, e cerchiamo di tornare piano piano alla normalità della vita quotidiana. Io e la mia famiglia stiamo bene. C’è ancora qualche allarme, ma meno dei giorni scorsi. Restiamo comunque preoccupati. Abbiamo bisogno della pace per vivere tranquilli e abbiamo fede che questo avvenga presto». Stefano Capo, originario di Pellestrina, raggiunto telefonicamente, parla da Tel Aviv.
Da oltre 20 anni vive nei territori oggi tragici scenari di guerra: ha vissuto per 18 anni a Gerusalemme, da tre si è trasferito a Tel Aviv. In Medioriente ha conosciuto sua moglie da cui ha avuto due figlie. «Non andrei mai via, nemmeno in questo momento – racconta Stefano – qui c’è la mia famiglia e la mia vita. Sono diventato ingegnere studiando qui, ho un lavoro che mi soddisfa in un’impresa che produce impianti di condizionamento. Ma la guerra alle porte di casa naturalmente ci fa vivere nel terrore. Sentiamo molto l’affetto degli italiani. Dobbiamo pregare per la pace e abbiamo bisogno di sentirci uniti e sicuri tra di noi. L’unione fa la forza. E per un italiano come me, che ha scelto di vivere all’estero, ma che si sente anche profondamente legato all’Italia, questa situazione difficile fa ancor di più soffrire. Ora non posso lasciare Tel Aviv, anche a costo di rischiare. Qui c’è tutta la mia vita. In questi giorni, quando suonano le sirene corriamo a ripararci. Abbiamo paura. Ma abbiamo anche bisogno di tornare alla normalità, ricominciare a vivere. Chiediamo, per tutti, il dono della pace. Una convivenza pacifica è possibile. Tutti concretamente, ognuno per la sua piccola parte, dobbiamo impegnarci a costruirla».
A Pellestrina Stefano era un apprezzato regatante in gioventù. Si è diplomato perito all’istituto “Sanudo” di Venezia. «A Pellestrina e Chioggia, dove ho miei familiari, torno due o tre volte all’anno, l’ultima è stata nel marzo scorso per festeggiare i 90 anni della nonna. Ora è chiaro che questa situazione internazionale rischia di scombinare i piani. Difficile che possa tornare per Natale, speriamo si possa per primavera-estate. Per fortuna – prosegue Capo – oggi la tecnologia ci offre tante opportunità che prima non c’erano. Con i miei ci sentiamo quasi ogni giorno, attraverso videochiamate. Sono molto legato anche con i miei due fratelli. Io cerco di tranquillizzare tutti. Ora la situazione sembra in miglioramento, la vita poco alla volta tornerà regolare. Ripartiranno le fabbriche. Mai però avrei pensato di trovarmi in una situazione del genere. Ma proprio in questi momenti dobbiamo opporre la forza del pensiero e dell’intelligenza alla distruzione delle bombe. Non voglio addentrarmi in ragionamenti politici e storici troppo complessi. Ma le mie figlie, e tutti, hanno bisogno di pace per abitare in serenità questo luogo che ha tante ricchezze e benedizioni. Questo è il pensiero che ho maturato in questi giorni. Spero che nei prossimi giorni vi saranno notizie positive. Ne abbiamo davvero necessità».
Lorenzo Mayer