I posti ci sono, le risorse pure. Mancano gli insegnanti. E’ il doppio paradosso dei docenti di sostegno e degli insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria in Veneto. La denuncia arriva dalla Cisl regionale alla vigilia della riapertura delle scuole. «Mancano insegnanti di sostegno e di scuola primaria abilitati, perché dall’università ne escono in numero insufficiente», rilevano il segretario regionale Cisl Onofrio Rota e la segretaria Cisl Scuola Sandra Biolo, sottolineando come l’imposizione del numero chiuso ai corsi universitari stabiliti dall’Università di Padova non tengano conto del reale fabbisogno del sistema scolastico veneto.
E, proseguendo con i paradossi, va detto che insegnanti desiderosi di ottenere l’abilitazione per il sostegno o per le scuole dell’infanzia primarie ve ne sarebbero in abbondanza: «Con il risultato – sottolinea Sandra Biolo – che anche sul fronte occupazionale questa decisione comporta una notevole penalizzazione». Lo dicono i numeri: per quanto riguarda i docenti di sostegno, quest’anno l’Ufficio scolastico ne avrebbe nominati in ruolo 1743, ma i posti attivati dall’Università di Padova sono appena 560. «Ogni anno, quindi, escono meno docenti abilitati rispetto al fabbisogno. Il risultato è – sottolinea Biolo – che si è appena rinunciato a ben 1558 nomine, perché mancavano le figure abilitate». Significa che si sono persi oltre 1500 posti di lavoro stabili, coperti invece da precari non abilitati, nominati di anno in anno: «Questo è un danno per gli alunni disabili e per le loro famiglie, perché così l’insegnante di sostegno cambia sempre, mancando quell’importante punto di riferimento stabile di cui avrebbero bisogno».
Il fabbisogno aumenta, considerato che quest’anno il numero di studenti disabili supera quota 16mila, ma pare vi sia una sorta di “scollamento” tra il percorso universitario e quanto accade nella realtà. «Il nostro appello va dunque al Comitato regionale di Coordinamento delle università, di cui fanno parte i rettori e il presidente della Regione, perché concerti la programmazione con l’Ufficio scolastico regionale», aggiunge Biolo. Una cosa simile avviene per gli insegnanti della scuola dell’infanzia e primaria, in questo caso a causa del turn over dovuto ai pensionamenti. Nel 2017 sono andati in pensione in veneto 601 docenti di scuola primaria e 143 di scuola dell’infanzia, ma i posti disponibili a Scienze della formazione primaria per l’anno accademico 2017-2018 sono appena 300 (200 a Padova, 100 Verona). Ai test d’ingresso avevano partecipato in 850, dunque vi sarebbe sia la domanda che l’offerta. «C’è bisogno di personale e c’è l’interesse dei laureati, ma ci si ostina a definire numeri chiusi incomprensibilmente restrittivi. Con il risultato che oggi, in Veneto, mancano i docenti per la scuola primaria», denuncia la Cisl. E anche in questo caso vi si fa fronte con l’assunzione di insegnanti senza qualifica e con contratto annuale, «alimentando la spirale della precarizzazione».
Serena Spinazzi Lucchesi