Distese immense di terra desertica, montagne che sfiorano i 4000 metri, un connubio di nazionalità, culture, lingue e religioni diverse, che si fondono in un’eufonia armoniosa di suoni tra loro molto distanti. Questo è il Kazakistan.
Qui Silvia Galbiati, direttrice generale di Masp (Mezhdunarodnaja Associacija Socialnykh Proektov) e collaboratrice dell’associazione italiana Avsi, lavora ormai da oltre vent’anni. «Masp è un’associazione che fornisce assistenza e promuove l’educazione, in particolare per minori che vivono in una situazione di disagio e bambini con disabilità motorie e mentali, che non riescono ad accedere ai servizi scolastici. Ma forniamo anche aiuto e supporto alle famiglie più vulnerabili», spiega Silvia, appartenente alle Memores Domini, che si sarebbe dovuta fermare nel Paese solo per qualche anno, ma ha finito per trascorrervi la vita. «Sono felice qui – racconta sorridendo – questa per me è casa».
Povertà e diseguaglianze. Nato dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, il Kazakistan è un Paese relativamente recente. Alla rapida crescita economica degli ultimi anni, però, non è seguito un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. Con un tasso di disoccupazione che supera il 50%, è un Paese attraversato da profonde diseguaglianze sociali, che vedono la ricchezza in mano alla piccola élite che gestisce i giacimenti petroliferi. Questo profondo divario economico, che non conosce la classe media ma solo ricchissimi o poveri, è sfociato in una lunga serie di proteste popolari che chiedevano riforme mirate. «Nonostante le difficoltà di ciascuno, il lato piú bello di questa popolazione così eterogenea è che sono solidali fra di loro. Qui si fa gruppo, ci si aiuta l’un l’altro, se uno è un po’ più fortunato in quel momento cerca di aiutare chi lo è meno, e viceversa. Non si è mai soli», commenta Silvia, che a sua volta ricorda il supporto incondizionato che ha ricevuto nei momenti più difficili.
«Io lo vedo ogni giorno. Quando andiamo a fare la valutazione delle famiglie che aiutiamo. Qui non c’è l’assistenza sociale come la conosciamo noi in Italia, ci si aiuta tra vicini, quali che siano le difficoltà, non mancherà mai il supporto». Alla domanda se le manca mai l’Italia, Silvia risponde esitante: «Sì certo, lì ho la mia famiglia, ma quando torno non resisto mai più di una settimana…», ride imbarazzata. «Non sono più abituata. E poi qui ho delle responsabilità. I ragazzi hanno bisogno di me».
I corsi di cucito e falegnameria per ragazzi disabili. Infatti, oltre agli aiuti concreti che Masp offre alle famiglie più bisognose, l’associazione si occupa del percorso educativo di ragazzi con disabilità motoria e mentali. «La scuola statale non offre i servizi necessari per loro e se la famiglia non può seguirli, perché i genitori devono lavorare, i ragazzi sono costretti a rimanere in casa tutto il giorno senza possibilità di socializzare e di rendersi autonomi. Noi vogliamo dare loro questa possibilità», spiega Silvia, indicando i muri colorati della scuola in cui da vent’anni si dedica ai ragazzi. Inizialmente struttura di accoglienza per minori abbandonati, si è poi sviluppata in una scuola dotata di corsi su misura per ragazzi con disabilità, dal cucito alla lana cotta, dalla falegnameria alla lingua. «Abbiamo anche uno psicologo, un logopedista e un fisioterapista. Molte famiglie vengono da noi proprio per gli specialisti, difficili da trovare nel Paese». La scuola permette ai ragazzi di imparare un mestiere che consenta loro di rendersi autonomi e indipendenti. «Alcune delle ragazze che ho cresciuto, ora sono sposate e si mantengono da sole. E poi la scuola è un’occasione di stare tra coetanei e divertirsi tutti insieme». Parole che vengono confermate dalle risate dei ragazzi che corrono a lezione. «Abbiamo puntato molto sull’educazione perché io ci credo – afferma con convinzione Silvia -. Una persona istruita, una persona che sa pensare, può fare la differenza. È il primo passo per un cambiamento in positivo».
Teresa Facchinetti