È in ritardo di due mesi, causa Covid, ma il nuovo bando di servizio civile non sforerà il 2020. Lo garantisce Titti Postiglione, capo dell’Ufficio per il Servizio civile universale.
È una delle questioni – spiega, da Roma, Postiglione, che stanno impegnando il Dipartimento per le Politiche giovanili.
Quando sarà pubblicato il nuovo bando?
Stiamo lavorando per pubblicarlo intorno alla fine del prossimo novembre. Nonostante il termine del procedimento per la valutazione dei programmi sia il 25 novembre abbiamo accelerato le operazioni proprio per pubblicare quanto prima sul sito www.politichegiovanilieserviziocivile.gov.it e sul sito dedicato www.scelgoilserviziocivile.gov.it il bando di selezione per gli operatori volontari di Servizio civile universale. Ci auguriamo che l’emergenza ancora in corso non determini ritardi.
Il ritardo, rispetto agli anni passati, è dovuto all’emergenza Covid?
Il ritardo è dovuto al fatto che la scadenza di presentazione dei programmi da parte degli enti di servizio civile prevista per il 31 marzo 2020, è stata prorogata per ben due volte, la prima al 16 aprile e la seconda al 29 maggio, per venire incontro alle esigenze degli enti, sia in considerazione delle consistenti novità introdotte dalla Riforma del servizio civile, sia naturalmente in relazione all’emergenza Covid, a seguito della quale gli enti hanno dovuto concentrare la loro attenzione sui progetti in corso. Non è stato facile per gli enti lavorare in piena emergenza anche sui temi della programmazione, così come non è stato facile per noi adeguare il nostro sistema ad un contesto completamente nuovo e molto complesso per consentire ai volontari di non interrompere il servizio.
Quanti saranno i posti messi a bando? È un numero paragonabile a quello degli anni passati?
Quest’anno saranno messi in bando circa 41.000 posti per volontari di Servizio civile universale, cui si aggiungono circa 8.300 posti finanziati con le risorse del Programma Iniziativa Occupazione Giovani che attua la misura di Garanzia Giovani. Questo numero è superiore a quello del bando dell’anno precedente (circa 39.000) ed in linea con gli anni precedenti, al netto del 2018 che è stato, per una serie di contingenze, un anno decisamente particolare con 53.000 posti a disposizione.
Quando inizierà il servizio civile per chi si candiderà?
Dipende da che scadenza daremo al bando (e lo decideremo sentendo anche gli enti e la rappresentanza dei volontari) e dal tempo che gli enti impiegheranno per le selezioni. Non sarà un’operazione semplice al tempo del Covid, non dimentichiamocene. Già nel mese di marzo potremmo avere i primi avvii in servizio che proseguiranno poi nei mesi successivi.
C’è qualche cambiamento significativo da rilevare in questa nuova edizione dei bandi di servizio civile?
Quest’anno in ottemperanza a quanto disposto dalla legge di riforma del Servizio civile universale è stato predisposto il Piano triennale – che indica gli obiettivi della programmazione, ne definisce gli indirizzi generali, individua gli ambiti di azione per i quali gli enti possono presentare i loro programmi di intervento e ne stabilisce gli standard qualitativi. Il Piano annuale si riferisce all’anno 2020 e applica tutte le previsioni contenute nel Piano triennale 2020-2022. Quindi, con la nuova programmazione del servizio civile universale, gli enti non presentano più singoli progetti ma programmi articolati in progetti, che hanno obiettivi strategici comuni, uno specifico ambito di azione entro cui operare e una coerenza complessiva delle attività. Un cambio di approccio importante, finalizzato a valorizzare il sistema del servizio civile: il primo triennio costituirà una fase di sperimentazione che sarà seguita ed accompagnata con cura dal Dipartimento e dalle Regioni e Province Autonome per favorire la più ampia partecipazione degli enti e dei giovani.
Qualche novità circa il curriculum che, grazie al servizio civile, i giovani partecipanti arricchiranno?
Anche se non è una novità dell’ultimo momento, perché introdotto con il bando dell’anno scorso, vorrei evidenziare come fino a ieri i volontari ricevevano solo un documento che testimoniava come avessero prestato servizio in un determinato ente, su un generico progetto. Andiamo invece verso un attestato che enumera le competenze che il ragazzo ha avuto la possibilità di acquisire nel corso del suo servizio, che tra le altre cose prevede anche una fase intensa di formazione generale e specifica. Non è ancora una certificazione delle competenze vera e propria, per cui non solo il sistema di servizio civile ma tutti quelli che si occupano di apprendimento non formale non sono ancora pronti. Noi lavoriamo sulle cosiddette soft skills, che non solo rappresentano l’esito di una esperienza personale straordinaria, ma che tutte le ricerche ci dicono essere le competenze cui anche le aziende guardano oggi maggiormente. (G.M.)