Bei tempi quelli delle nottate insonni e delle giornate passate a scarpinare tra i musei, delle ore passate in pullman, delle prime serate lontani da casa, trascorse a non farsi scovare dai professori.
Insomma bei tempi quelli delle grandi gite scolastiche delle superiori, a Praga, in Spagna o a Parigi. O forse no: oggi dopo una pandemia, una nuova legge sugli appalti pubblici e un rapporto di fiducia assai più fragile tra famiglie, ragazzi e prof, andare in gita è diventato assai più ardito.
All’incirca è questa la conclusione cui si giunge mentre si constata il calare delle visite d’istruzione in molti istituti superiori. «Se ne fanno, ma è sempre più difficile e problematico, soprattutto al ciclo secondario. Nel primo ciclo se ne fanno pochine, magari di una o due notti e quasi sempre finalizzate a progetti precisi. Alle superiori invece è ben altro affare…». A parlarne è Luigi Zennaro, dirigente scolastico e presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Venezia.
Spiega il prof. Zennaro: «La questione è molto complessa ed il problema è che la scuola è cambiata ed il mondo con essa. In questi ultimi anni, innanzitutto, i prezzi sono diventati improponibili e la scuola ha molti problemi dovuti alle normative che non le permettono facilmente di affrontarli».
La prima difficoltà è infatti legata alle nuove procedure legate alle gare d’appalto che hanno abbassato i limiti delle quote spendibili.
La scuola, stazione appaltante, deve fare i conti con il totale economico da poter spendere per l’insieme degli studenti della propria scuola. Istituti sempre più grandi, con ben oltre 1000 studenti ciascuna, talvolta con l’intenzione di sostenere parte dei costi per qualche studente meno abbiente, superano con molta facilità i limiti dati dalla normativa e costringono i dirigenti d’istituto e i loro delegati ad un super lavoro organizzativo. Ogni scuola dovrebbe essere dotata inoltre di un Dsga, un Direttore amministrativo laureato ed esperto d’appalti, una condizione che, vista la scarsità di concorsi pubblici, si presenta in ben poche realtà scolastiche.
E poi c’è la questione delle disponibilità degli insegnanti. «Trovare docenti disposti a portare in visita per più giorni la propria classe è sempre più difficile. Un tempo era consuetudine affrontare una gita dopo aver trascorso cinque anni con gli stessi ragazzi. Oggi questo si verifica molto meno e soprattutto è molto più difficile stabilire un patto di fiducia con gli stessi ragazzi», conferma Zennaro. La stessa precarizzazione e variabilità del mondo della scuola, con il turn over continuo dei docenti, rischia di creare relazioni meno forti e più occasionali.
E se poi la “bravata” (è uno degli ingredienti frequenti della gita…) va oltre certi limiti, come già accaduto, magari all’estero e con coinvolgimento di servizi d’ordine e questure, la conclusione è ovvia e gli insegnanti votati alla causa sono sempre meno.
Di contro, oggi la scuola punta anche su altro. Laboratori, esperienze extra-orario, ampliamento dell’offerta formativa: il pomeriggio tra le mura scolastiche è oggi una risorsa che sta prendendo il posto dell’offerta della gita. «È vero, oggi anche grazie ai fondi del Pnrr molte scuole hanno attivato altri tipi di proposte e attività», conferma Zennaro. Un corso in lingua o un’occasione di aggregazione, anche oltre la gita.
Maria Paola Scaramuzza
Scuola: si va sempre meno in gita. Un preside: frenano burocrazia e costi alti
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