La scuola riparte. In questi giorni hanno già riaperto i battenti le prime scuole dell’infanzia, altre riapriranno lunedì 11, mentre mercoledì 13 settembre la campanella suonerà per gli alunni delle scuole primarie e secondarie, di primo e secondo grado.
In tutto, nella provincia di Venezia, sono 103mila gli studenti – tra scuole statali e paritarie – ai “blocchi di partenza”, contando anche i bambini che frequentano la scuola dell’infanzia. E tutti i cicli scolastici, tranne quelli delle superiori, scontano una diminuzione di iscritti: 169 alunni in meno all’infanzia, 592 alla primaria, 124 alla secondaria di primo grado. Effetto del calo demografico, la cui onda lunga si sta abbattendo soprattutto sui primi cicli dell’istruzione dove appunto si contano quasi 900 alunni in meno. Tiene invece ancora la scuola secondaria di secondo grado (+96 iscritti), dove l’onda lunga della diminuzione delle nascite non si è ancora abbattuta. «Una situazione – analizza Mariano Maretto, segretario provinciale di Cisl Scuola Venezia – che quantomeno dovrebbe risolvere il problema delle cosiddette classi “pollaio”». Va ricordato come per l’infanzia il limite massimo sia fissato normalmente a 26 bambini per sezione, ma eccezionalmente si può arrivare anche a 29; più o meno come nel caso delle elementari, per le quali il numero è elevabile al massimo fino a 27. «Poi è chiaro che in alcune realtà scolastiche presenti in determinate frazioni del territorio, come Chioggia, Caorle o Cavarzere, a 25 studenti non si arriverà mai. La media provinciale dovrebbe comunque assestarsi – continua Maretto, precisando come una classe, per essere formata, debba arrivare almeno a 15 iscritti – su numeri un po’ più bassi rispetto ai 25 alunni attuali, arrivando almeno ai 22-23».
Intanto al momento non è stata registrata alcuna riduzione dell’organico, invariato rispetto all’anno scorso. E questo è un aspetto positivo, dato che a fronte di una riduzione di alunni, con le classi meno affollate i docenti potranno seguire meglio ogni singolo studente. «Lo confermano le tabelle trasmesse dalla direzione regionale e dal Ministero. Speriamo che questo serva per dare risposta a quelle classi in cui vi sono dei problemi», riflette Maretto, che sottolinea come per il momento non sono state segnalate classi a rischio scomparsa. Un problema, però, che in prospettiva certamente si porrà e che potrebbe riguardare la soppressione di classi o addirittura la chiusura di intere scuole se i numeri del trend demografico non cambieranno.
Tra le maggiori criticità, spicca la questione delle scuole statali che faticano a trovare personale con il titolo di studio abilitante richiesto, «tanto da dover ricorrere a qualsiasi tipo di laurea o diploma pur di inserire qualcuno in classe. Ma c’è pure il grosso problema legato al tema del sostegno, legato ad un difetto di programmazione della Regione. In Veneto ci troviamo a pagare alcune scelte politiche». Maretto illustra nel dettaglio la situazione: «Coloro che possiedono il titolo di specializzazione sono perlopiù stati tutti impiegati. Dopodiché abbiamo a che fare con personale che ne è privo, in classe per coprire qualche “buco”. Si pensi che in Veneto, per il sostegno, per ogni anno scolastico ci sono 400 posti nei corsi di specializzazione a Padova e altrettanti a Verona, quando a Napoli solo le Suore Canossiane ne hanno 1200. Di fronte a 800 persone formate e ad una richiesta effettiva ben più alta, avremo sempre a che fare con un deficit».
Marta Gasparon