«Faccio sempre fatica a presentarmi, perché penso che sto ancora imparando a conoscermi veramente».
Venticinque anni da compiere, una straordinaria passione per la conoscenza e lo studio, il desiderio di fare il ricercatore in biologia molecolare. È l’identikit di uno studente universitario qualsiasi, apparentemente. Se non fosse che si tratta di Sammy Basso, classe 1995, originario di Schio, studente all’Università di Padova, già laureato con triennale in Scienze Naturali con 110 e lode e, dal 7 giugno 2019, cavaliere della Repubblica italiana. Da quando è nato, Sammy soffre di una malattia genetica rarissima, la progeria, che all’inizio si fece molta fatica a diagnosticare.
Sammy è un volto noto della televisione e dei social. È più volte apparso sui media per far conoscere la sua storia e favorire una conoscenza più ampia della sua patologia. Nel 2015 il canale “Nat Geo People” ha diffuso su Sky un suo viaggio negli Stati Uniti, sulla Route 66.
Sammy è un giovane con una grande voglia di conoscere e un desiderio veramente grande di condividere tutto il bello della vita. Nei giorni scorsi è stato a Venezia, dove ha incontrato il Patriarca Francesco e il sindaco Brugnaro. Più tardi, GV lo incontrato in video-conferenza per farsi raccontare la sua storia.
Chi è Sammy Basso in breve?
La mia storia è abbastanza semplice, ho 24 anni, mi sono laureato due anni fa in Scienze Naturali e ora sto facendo un corso internazionale in Molecolar Biology, siamo trenta nel corso, da diverse nazioni. Ho frequentato le scuole come tutti, la mia vita è stata sempre composta da attività comuni, compresi i campeggi con la parrocchia. La mia vita differisce da quella delle altre per questa malattia, la progeria, che muta una proteina e la fa accumulare. Questo fa sì che il Dna funzioni in modo scorretto. Le conseguenze, in soldoni, sono molto simili a quelle delle persone anziane.
Cosa ti ha aiutato e ti aiuta ad affrontarla?
Sin da piccolo ho conosciuto i più grandi centri di ricerca al mondo e sono stato più volte in ospedale. Ho conosciuto molti grandi medici e ricercatori. Devo riconoscere di aver visto la bontà di tante persone: spesso si pensa che il mondo sia cattivo, e per certi versi è vero, ma ho sperimentato quanta gente si è messa in cammino per aiutarci.
Hai fondato un’associazione: la Progeria Sammy Basso Onlus. Con quale obiettivo?
Mi sono chiesto ad un certo punto perché non si sentisse parlare di questa malattia e, dato che i tempi erano maturi per farmi queste domande e c’era voglia di far qualcosa abbiamo fondato la nostra associazione, anche perché in Italia allora non c’era niente. Facciamo divulgazione, eventi, tornei sportivi e raccolta fondi; aiutiamo anche famiglie che scoprono questa patologia.
C’è ricerca sulla progeria in Italia?
Quando siamo partiti no: l’abbiamo creata noi insieme all’Istituto di Genetica Molecolare del Cnr di Bologna. Abbiamo creato un network innovativo, che si chiama “Network italiano per le Laminopatie” che raggruppa gli studiosi di tutte le patologie come la progeria che colpiscono l’Rna nucleare. Stiamo ottenendo ottimi risultati, soprattutto in ambiti nuovi. I nostri studi hanno fatto bene anche nella cura del Covid: la progeria provoca uno stato infiammatorio acuto e diffuso nell’organismo, come il Covid. Quindi i farmaci che abbiamo individuato noi si sono rivelati efficaci per il Covid, segno che la ricerca dà sempre risultati trasversali.
Come vedi lo stato della ricerca in Italia?
Attualmente penso che si dovrebbe investire molto, molto di più a livello istituzionale. Lo Stato italiano ha delle grandi potenzialità che vengono dal nostro mondo universitario che ci viene invidiato da tutto il mondo. Servirebbe sostegno: a me piacerebbe molto fare il ricercatore restando nel mio paese.
Come legare il tuo percorso di vita con la fede e la domanda di senso?
Non si tratta tanto di tenere insieme, ma di fondare su qualcosa. La mia vita si basa sulla fede: non potrei pensare diversamente la mia esistenza, lo dico senza mentire. Ho scelto una via scientifica, ma la mia vita si fonda sulla fede. Non vedo nessuna contraddizione tra fede e scienza: sono due binari che portano a Dio. La mia fede è la parte più intima di me stesso: potrei dire tutto su di me, ma se non dicessi che credo in Dio e credo che Gesù è il mio Salvatore non direi tutto. Credo che il messaggio di Gesù vada, inoltre, oltre ogni barriera religiosa e valga anche per gli atei. Gesù è Dio: certo i dubbi ci sono, ma mi consentono di continuare ad interrogarmi su perché le cose accadono e quale è la volontà di Dio… anche quando è dura capire qual è.
Marco Zane